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L’insostenibile leggerezza di Vendola su Chávez

“Ho una profonda simpatia per quel laboratorio chiamato ‘rivoluzione bolivariana’, un’esperienza che ha fatto invecchiare la stella di Cuba, perché Chávez, questa è la profonda verità, riesce dove Fidel ha fallito”. Sono parole di Nichi Vendola, poco dopo avere conosciuto i risultati delle elezioni presidenziali venezuelane, in un’intervista al Corriere della sera.
 
Bisognerebbe ricordare a Vendola la considerazione dello scrittore Alberto Barrera Tyszka, autore con Cristina Marcano di “Ugo Chávez, il nuovo Bolívar?” (Dalai Editore, 2007), sui confronti che prospettano Chávez come il nuovo Fidel Castro: “Gli manca storia e gli avanza petrolio”. Perché chi si avventura a dire in una campagna elettorale che è lui “la novità di Cristo” ha bisogno di molte risorse e di una efficace strategia mediatica per entrare a fare parte delle leggende della sinistra latinoamericana.
 
Lo spirito comunista del candidato alle primarie del Pd spinge ad analogie fuori tempo. Anche perché se il suo partito, Sel, propone Sinistra, ecologia e libertà, delle ultime due certo il Venezuela di Chávez non è un campione. Anzi.
 
La “simpatia” di Vendola verso il progetto politico del presidente Chávez è frutto di forse di vecchie simpatie ideologiche, certo di una osservazione a distanza di quanto accade nel Paese sudamericano. Da lontano arriva solo la brezza di un modello sociale, quello del Socialismo del XXI ideato dal sociologo tedesco Heinz Dieterich nel 1996, che predica l’uguaglianza economica, la democrazia di base e la ricerca di un individuo sociale critico, razionale ed etico. Un modello che per la quarta volta vince nelle urne. Ma nella realtà?
 
Anche se molti elettori sono stati conquistati dalla distribuzione statale e partitica delle risorse petrolifere, basta entrare nella vita quotidiana del Venezuela per capire che il progetto di Chávez per ora è un fallimento. Pur avendo lodevoli intenzioni, in 14 anni di governo il presidente Chávez non è riuscito a far crescere un paese ricco di risorse naturali ma che ha fatto un salto indietro spaventoso sullo sviluppo. Il suo governo ha demolito l’industria privata, con fuga di investimenti stranieri (al di fuori del settore petrolifero). La spesa pubblica è arrivata a livelli che si possono contenere solo grazie al greggio. Sono schizzati gli indici di inflazione, disoccupazione e criminalità.
 
Nell’intervista al Corriere Vendola si congratula perché “lì (in Venezuela) non ci si misura con le biografie dei protagonisti politici ma con i problemi reali della gente”. Certo, se uno si legge la biografia di Chávez deve ricordarsi del golpe cui ha partecipato, i legami con personaggi dubbi come Ahmadinejad e lo Sciacallo, il terrorista venezuelano, e loschi figuri della destra antisemita argentina (Ceresole, il suo primo spin-doctor). Ma anche i problemi reali non sono più lusinghieri. Nel 2011 la criminalità ha un saldo di circa 18 mila vittime e nel 2012 la media è di 54 omicidi al giorno. Per ogni 100 casi, 97 restano impuniti. Tutte realtà che sfuggono allo sguardo di chi in Venezuela ci va solo in vacanza o la vede con le lenti sfumate dell’ideologia.
 
“L’inviato di Cristo” – come si è autoproclamato il presidente venezuelano, cioè uomo della provvidenza, unto del signore – non si è nemmeno posto la questione delle primarie all’interno del Partito unico socialista del Venezuela (Psuv). Nonostante la gravità del suo stato di salute dal giugno del 2011. A Vendola, che lega il suo futuro alle primarie, questa mancanza di democrazia interna va bene?
 
Primarie che invece, nelle fila dell’opposizione della Mesa Unida Democrática, sono state vince lo scorso febbraio da Henrique Capriles Radonski. Ma Chávez non l’ha mai riconosciuto come avversario. Ha rifiutato di confrontarsi in un dibattito pubblico sulle agende di governo. “Chi dibatterebbe con te , ragazzo, impara a parlare prima, sei un’analfabeta”, ha detto Chávez. Capriles, secondo lui, non aveva il livello necessario per parlare con lui, lo considerava “niente”. Perché è borghese, di origine ebrea e, non avendo una fidanzata, cosa molto grave per un vero macho come Chávez, probabilmente gay. È sicuro Vendola che un unione di fatto con Chávez abbia senso?
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