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Il piano energetico di Passera è dirigista. Parola di liberista

La Strategia energetica nazionale accende gli animi. Gli analisti finanziari stanno già studiando le ripercussioni che gli obiettivi prefissati dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, avranno sulle principali società del settore. E gli economisti esperti del comparto iniziano a sottolineare pregi e virtù del documento. Ma prima di scandagliare il piano energetico nei suoi dettagli, Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell´Istituto Bruno Leoni, parte dalle impostazioni di fondo.
 
Stagnaro basa la sua analisi sui principi che hanno ispirato il documento, con un commento che tiene conto delle opinioni espresse da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, in un’intervista a Formiche.net. “Tabarelli – dice il direttore studi e ricerche di Ibl – ha ragione nell´individuare una serie di criticità o reticenze della Sen. Ma c´è un problema ancora più generale”. Secondo Stagnaro, “la definizione di obiettivi quantitativi per le singole fonti è compatibile con un mercato liberalizzato? O non dovrebbe essere piuttosto il mercato a trovare il mix ‘ottimo’, nel rispetto delle normative esistenti e dei vincoli ambientali e di altra natura?”. “Avrebbe senso costruire una strategia che definisse l´evoluzione della regolazione nel tempo (con degli scenari che stimino gli effetti dei provvedimenti sollecitati) – l’economista del pensatoio liberista – ma la decisione di puntare su un approccio ‘vecchio stile’ rischia di entrare in conflitto con la libertà degli operatori. Un conflitto che può essere sanato, come sta già in parte accadendo, solo con l’erogazione di sussidi e, quindi, ancora una volta a scapito della competizione e dei consumatori”.
 
Uno sguardo alle previsioni
 
Analizzando le previsioni del piano presentato dal ministro Passera, Stagnaro osserva che “la Sen è un documento deludente perché, se da un lato ne traspare l´antica pretesa di pianificare, dall´altro manca completamente di individuare quali saranno gli strumenti per raggiungere gli obiettivi indicati”. Indubbiamente, secondo il direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, “è lodevole l´intenzione del governo di sviluppare una strategia compiuta e chiara, ma la realizzazione lascia alquanto a desiderare. Anzitutto, gli obiettivi sono difficilmente conciliabili gli uni con gli altri, se non al costo di fare ipotesi eroiche e assai discutibili, per esempio sulla riduzione delle importazioni elettriche. Secondariamente, a dispetto dell´obiettivo dichiarato di voler conseguire una riduzione dei prezzi, quasi tutti i target individuati lasciano invece intendere un aumento dei prezzi”.
 
Le conseguenze sulle bollette
 
Stagnaro sottolinea poi che “in particolare l´enfasi sul sovradimensionamento delle infrastrutture, al di fuori di qualunque rischio di mercato, non può non tradursi nell´aumento delle componenti tariffarie della bolletta”. Ma per Stagnaro bisogna considerare un ulteriore rischio: “Man mano che il peso relativo del prezzo di mercato (rispetto alle componenti fiscali e agli oneri parafiscali) diminuisce, le offerte si appiattiranno e la convenienza relativa di cambiare fornitore andrà scemando, un po´ come accade oggi con la benzina dove i consumatori sono confusi dal fatto che i prezzi sono in larga parte politicamente determinati e gli scostamenti sono minimi”.
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