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Quella dittatura silenziosa che stritola Parlamento e società

Uno spettro s’aggira per l’Italia e non è tanto ‘il populismo’ inconcludente di Beppe Grillo quanto ‘la dittatura’ silenziosa ‘catto-liberista-finanziaria’ che stritola ogni forza parlamentare o sociale che si oppone allo status quo costruito dal ‘civile’ professore della Bocconi, Mario Monti, voluto e difeso dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Guai perciò a criticare il professore nella sua opera di “orientare la testa” del popolo: nonostante le ‘riforme strutturali’, benedette dalla Cancelleria Angela Merkel, del suo Governo abbiano portato alla soglia della povertà il 28% delle famiglie italiane, è visto come Eroe dei Due Mondi per aver restituito credibilità all’Italia.
Guai poi a dubitare della ‘correttezza’ di Napolitano coinvolto da Nicola Mancino, esponente di quel ‘catto-comunsimo’ dell’asse Berlinguer-Moro che dominò la fine degli Settanta, nella oscura e misteriosa trattativa tra lo Stato e la Mafia del 1992-1993.
Si finisce nel tritacarne domenicale di Eugenio Scalfari, il filosofo cultore di Platone, Spinoza, Freud e Heidegger, ‘i falsi maestri del pensiero’, auto-erettosi a difensore di Monti e Napolitano.
A chi osa avanzare critiche sull’operato dell’uno, come Susanna Camusso, ricorda ‘la politica dei sacrifici’ di Luciano Lama o la politica di ‘austerità’ di Berlinguer, e accusa chi dubita della correttezza dell’altro, il Quirinale, da Gustavo Zagrebelsky a Franco Cordero, da Paolo Flores D’Arcais al Fatto Quotidiano, di “consapevole quanto irresponsabile posizione faziosa ed eversiva che mira a disgregare lo Stato e le sue istituzioni. Sembra quasi un fascismo di sinistra”
In quest’opera scalfariana di protezione massima e difesa ‘ad oltranza’ di Monti e Napolitano, c’e’ evidente l’imposizione della cultura ‘catto-liberista-finanziaria’ ben camuffatta con la credibilità internazionale e con ‘le riforme strutturali’, chieste dall’Ue, nel segno dell’austerità e dei sacrifici.
Si gioca, insomma, sulle parole ‘riforme strutturali’, ‘austerità’, ‘sacrifici’, per “orientare la testa” del popolo, credendo nell’imbecillità delle persone che, come ‘tavolette di cera’, lo diceva Freud del neonato, sarebbero da plasmare e da ‘acculturare’ per meglio digerire e sopportare ‘la sofferenza’ terrestre secondo dogma cattolico.
In fondo, quelle parole – riforme strutturali, austerità, sacrifici – appartengono al lessico della sinistra italiana: le usavano uomini come Riccardo Lombardi, Bruno Trentin, Enrico Berlinguer e Luciano Lama. Ma non si dice che quelle parole avevano un significato totalmente diverso da quello ad esse attribuito da Monti, dalla Merkel e da Scalfari: per i primi due – Lombardi e Trentin – che venivano da una cultura, quella di ‘Giustizia e Libertà’, che è agli antipodi di quella praticata dal professore della Bocconi che ben si destreggia tra Finanza, Borsa e Banche, ‘le riforme strutturali’ servivano a ‘rovesciare’ il capitalismo divenuto ‘troppo costoso per l’umanità intera’; la stessa funzione avevano l’austerità per Berlinguer e i sacrifici per Lama.

Chi protesta, insomma, è un ‘fascista di sinistra’, secondo Scalfari che dimentica di essere stato, lui sì, un ‘fascista di sinistra’ e per sua stessa ammissione: prima in una lunga intervista a Pierangelo Buttafuoco su ‘Il Foglio” di Giuliano Ferrara (29 maggio 2008), poi nel recente ‘Meridiano’ aperto da sessantasei pagine del suo ‘Racconto autobiografico’, dove ricorda che scrisse su ‘Roma Fascista’ parecchi articoli, “sul partito, sulla guerra, sull’Europa del futuro come sarebbe stata dopo la vittoria dell’Asse, che era fuori discussione”. Sorvola sul tema della razza e dell’antiebraismo: in un articolo del settembre 1942 inneggia al “fattore principale e necessario” dell’Impero: “la volontà di potenza quale elemento di costruzione sociale, la razza quale elemento etnico, sintesi di motivi etici e biologici che determina la superiorità storica dello Stato nucleo e giustifica la sua dichiarata volontà di potenza. Gli imperi moderni quali noi li concepiamo sono basati sul cardine ‘razza’, escludendo pertanto l’estensione della cittadinanza da parte dello Stato nucleo alle altre genti”.
La nostra democrazia non è in pericolo, ma certo non gode di ‘buona salute’ e da qui alla primavera del 2013 i tre coraggiosi alleati del socialismo europeo che vogliono un nuovo modello di società, Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Riccardo Nencini hanno avversari non teneri né facili da battere e non sono Silvio Berlusconi o Beppe Grillo.

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