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L’egoismo è finito. Evitiamo che il tempo sia egoista con noi

Secondo Antonio Galdo (L’egoismo è finito – Einaudi), la fase storica attuale impone una riscrittura di alcuni paradigmi che hanno caratterizzato i decenni in cui l’Italia ha conosciuto il boom economico. Tra questi paradigmi quello che certamente ha ormai esaurito la sua forza propulsiva è l’egoismo.

Il capitalismo, il sistema di sviluppo che dalla rivoluzione industriale a ieri ha fornito carne rossa, supposte e preservativi per il maggior numero di persone e che si è nutrito di individualismo fino alle sue più estreme conseguenze, non è più in grado di autosostenersi se il suo fine ultimo è la soddisfazione della natura egoistica dell’uomo.

La riflessione cui spinge Galdo è intelligente e opportuna. Solleva infatti il tema dei valori attorno cui incardinare, si spera, la nuova rivoluzione industriale proprio nel momento in cui l’Italia oltre a scoprirsi poco capace di crescere economicamente avendo smarrito l’appeal della propria manifattura, fatica a ritrovare un alveo in cui convogliare le forze vive intellettuali, manuali e economiche che pure nel paese ci sono.
E la riflessione, che è intelligente e quanto mai opportuna, può diventare efficace e concreta se può contare sulla disciplina con cui ogni singolo individuo saprà farla azione in ogni suo gesto. Una disciplina da intendersi lievito esistenziale capace di fare l’esistenza vita. Cittadino l’abitante. Mestiere o professione il lavoro.

Cambiare l’organizzazione di un’impresa è progetto assai delicato e complesso. Tanto di più al crescere delle sue dimensioni. Figuriamoci cambiare una intera società.
A maggior ragione in un paese come l’Italia che tra i paesi Occidentali, così come gli Stati Uniti e i paesi di matrice culturale latina, fa parte di quelli in cui il capitalismo è ed è tuttora basato su forme organizzative di stampo gerarchico, dove l’imprenditore coincide tipicamente con l’uomo-titano. L’uomo solo al comando capace con la sua leadership straripante di estrarre dal mercato e dalle proprie risorse umane il massimo profitto. Dove addirittura il capo azienda è stato per decenni il capo del governo.

Occorre quindi guardare a quei paesi occidentali, o più in generale capitalisti, che sotto il profilo culturale sono storicamente meno gerarchici e meno autoritari nella gestione del potere e della governance. I paesi Scandinavi o il Giappone ad esempio. Le radici profonde della cultura di questi popoli, penso all’etica calvinista degli primi e alla disciplina dei Samurai nel caso del Giappone, hanno contribuito a che si realizzasse un capitalismo secondo forme organizzative fondate sull’importanza del collettivo.

Non è un caso che proprio nei paesi Scandinavi alla fine degli anni 80 nasce The Natural Step. Una società di consulenza che aiuta le aziende a sviluppare progetti di cambiamento incentrati su una visione di sostenibilità.

The Natural Step è il frutto dell’iniziativa di un oncologo svedese Karl-Henrik Robèrt, che a partire dalle conoscenze basilari sulle funzioni del pianeta e su come l’essere umano interagisce con esso, ha elaborato delle linee guida per la sostenibilità. The Natural Step contribuisce a costruire uno sviluppo economico nel rispetto di una visione di lungo termine vincolata a paradigmi condivisi e che sottintendono come imprescindibili la salute e la sostenibilità del pianeta e di chi vi vive.

La riflessione cui spinge Galdo è intelligente e opportuna perché sposta il ragionamento su come ripensare quella che può diventare una vera e propria stagione di rinascita politica e economica di questo paese su di un paradigma, quello dell’egoismo, che per definizione sfugge alle logiche di parte, alle fazioni, ai cromatismi bizantini che da sempre affliggono questo paese depotenziandone le possibilità. Non c’è spazio per le contrapposizioni. Non c’è posto per chi intende appropriarsi di questa sfida. Non ci sono liberisti da una parte e conservatori dall’altra, generazioni contro. Ma uno sforzo collettivo capace di produrre un elenco di strade che fanno un unico percorso.
Galdo ha ragione. L’egoismo ha fatto il suo tempo. Ma occorre far presto. Ed evitare che il tempo sia egoista con noi.

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