Chissà se Bersani e D’Alema sono d’accordo fra loro e riproducono il classico schema del poliziotto buono e quello cattivo. Se il leader Maximo ha preso a randellate il premier accusandolo di tradire i patti presi con il Pd (notaio Napolitano), il segretario del partito ha fatto dichiarazioni di incondizionato apprezzamento nei confonti di Monti invocando possibili nuove collaborazioni anche in un eventuale scenario post-voto in cui la sinistra potrebbe risultare vincente. La Repubblica di oggi, oltre a pubblicare un gustosissimo editoriale di Scalfari (“Monti non cada in tentazione”), ipotizza una esplicita convergenza Pd-Monti. Difficile trovare conferme ufficiali.
Ma quale sia il vero pensiero di Bersani lo si può scoprire attraverso le parole del direttore de L’Unità, Claudio Sardo. L’editoriale di oggi sostiene la seguente tesi: “Il governo di Mario Monti ha salvato l’Italia dal baratro in cui l’aveva sospinta il populismo e l’antipolitica di Berlusconi. I meriti del premier vanno condivisi anzitutto con il Capo dello Stato, e in misura non marginale con quelle forze di opposizione al Cavaliere che hanno posto l’interesse nazionale davanti a quello di parte”. “C’è differenza – spiega Sardo – tra essere capo di un centro che segna un confine invalicabile dal Pdl e un centrodestra indefinito, dove possano approdare, magari travestiti, i vecchi arnesi della destra berlusconiana. Monti se si candiderà premier contro Bersani, non potrà ragionevolmente impedire una convergenza della destra, e forse neppure un sostegno esterno di Berlusconi.
Toglierà invece forza a una possibile convergenza post-elettorale, in chiave europea, del centrosinistra e del centro. Abbiamo bisogno di una legislatura costituente. In Italia e in Europa. In presenza di populismi cosi forti, anche pel nostro Paese, gli europeisti non possono declinare le loro responsabilità”. Intelligenti pauca.
