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Lo scontro culturale e politico sul senso della vita umana tra sinistra e destra

Lo scontro culturale e politico in corso in Italia e in Europa sembrerebbe circoscritto alle soluzioni più adeguate – austerità e sacrifici da una parte, crescita e progresso dall’altro – per uscire dalla crisi economica e finanziaria che sta seriamente minando, da quattro-cinque anni, il modello di societa’ occidentale, quello piu’ avanzato. In realtà questo scontro culturale e politico che non è azzardato dire ‘epocale’, riguarda, ad una lettura più profonda e meno superficiale, il senso della vita umana, le condizioni di vita delle persone, le loro relazioni interpersonali, la società stessa.

Ed è su questo che si gioca la partita: se la vita umana, le condizioni di vita delle persone, le loro relazioni interpersonali, contano, rispetto ai mercati finanziari, al denaro del diavolo, ai guadagni e rendite, ai consumi sfrenati, di più o di meno; se il primato spetta alla Politica oppure alla Finanza. Per cui la linea di demarcazione tra ‘sinistra’ e ‘destra’ non puo’ essere offuscata nè obnubilata: essa passa tra chi vuole e cerca una via d’uscita, nel socialismo e le sue parole d’ordine: liberta’, uguaglianza, solidarieta’, giustizia sociale, che cambi e modifichi lo status quo determinato dal capitalismo finanziario e chi al contrario vuole e punta a rafforzare e potenziare, nel conservatorismo e suoi principi, lo stesso status quo. Ne discende che non ci possono essere, in generale, piu’ sinistre, nè tanto meno piu’ destre, e nemmeno un capitalismo ‘buono’ e un capitalismo ‘cattivo’, c’e’ il capitalismo finanziario senza regole e vincoli, divenuto ormai da tempo insopportabile e incompatibile con l’intera umanita’.

Possono esserci, al limite, sensibilita’ ed opzioni strategiche divergenti derivate da storie culturali e politiche diverse, che non spostano pero’ il baricentro della demarcazione tra sinistra e destra. Se questo è il quadro d’insieme, lo scontro in corso puo’ essere simboleggiato da due personaggi politici e dai relativi schieramenti: il progressista e ‘non credente’ Pier Luigi Bersani da una parte, quella che si ispira al socialismo ed ai suoi valori fondanti e il liberista ‘credente’ Mario Monti dall’altra, quella che si incardina nella conservazione e suoi principi. Ai due si puo’, si deve, aggiungerne un terzo – l’espressione piu’ ruvida della conservazione – per aver prodotto un terremoto ‘mediatico’ al solo annuncio di una ricandidatura a Premier per le prossime elezioni di primavera: il gran comunicatore ‘credente’ Silvio Berlusconi.

Ricandidatura apparsa ai più – soprattutto ad una certa intellighentia di sinistra che ha fatto e fa della orrenda parola ‘berlusconismo’ il proprio cavallo di battaglia – perniciosa, pericolosa, inaudita, inopportuna, inadeguata, ma in fondo legittima. Monti e Berlusconi sono entrambi da ‘credenti’, con sensibilità e opzioni strategiche diverse, l’espressione della ‘destra conservatrice’ che vuole e mira a mantenere lo status quo determinato dal capitalismo finanziario. Le circostanze odierne trovano i due in competizione, addirittura ‘avversari’, per cui si è pronti, in una certa area di sinistra, a dare credito al primo, Monti, e gettare nel discredito il secondo, Berlusconi.

Pare più ‘una parte in commedia’, con Monti seduto a quel ‘tavolo verde’ dove poco tempo prima sedeva Berlusconi ora messo alla porta, che non una vera e propria contesa: entrambi giocano la stessa partita in nome e per conto della conservazione, della filosofia ‘catto-liberista-finanziaria’. Magari Monti ha un ‘look’ meno ruvido e volgare di Berlusconi, è piu’ abile nell’uso di parole care alla sinistra come ‘austerità’, ‘sacrifici’ e ‘riforme strutturali’, adattate ai suoi principi liberisti, ma non è che il suo governo ‘tecnocratico’ abbia fatto di piu’ e meglio di quello di Berlusconi rispetto alla gestione delle conseguenze disastrose della crisi finanziaria.

Lo ha ammesso al termine della cena ‘francescana’ nel refettorio del Sacro convento di Assisi, lo stesso Monti: “speriamo che il 2013 sia per tutti migliore di come, soprattutto per colpa mia, è stato il 2012”. Non c’e’ stata, insomma, alcuna ‘discontinuità’, tra il governo Berlusconi e il governo ‘tecnocratico’ di Monti stante la stessa filosofia di fondo.

Sull’altra sponda c’e’ il progressista ‘non credente’ Bersani e lo schieramento che lo affianca: la sponda che, in linea con il socialismo europeo ed il suoi valori fondanti, vuole, cerca una ‘egemonia culturale’ nuova su cui progettare e costruire le ‘societa’ progressite’ del XXI° dove cultura e politica dominino sulla finanza, sui mercati finanziari e governino quindi l’economia.

“Vogliamo un socialismo nuovo specifitamente umano perché gli esseri umani sono tutti uguali pur nelle loro diversita’”, hanno ripetuto all’unisono i leader dei partiti socialisti aderenti al Pse e anche all’Internazionale socialista convenuti a Roma per la Progressive Alliance Convention a sostegno della candidatura di Bersani a Premier. Cosa ne pensate di Monti e di un Monti-bis? “Rispettiamo il lavoro di Monti, ma noi siamo per ‘le camarade’ Bersani: la sua vittoria non sara’ solo per l’Italia ma anche per l’Europa”, ha precisato il leader del Psf, Désir Harlmen e, parafrasando il Presidente della Repubblica francese, François Hollande, ha aggiunto: “notre adversaire est la finance, sont le merchés financiers”. Désir non si é lasciato sfuggire l’occasione di essere a Roma per replicare sia al cardinal Scola che ha criticato la ‘laicité française’ dello Stato aconfessionale perché “sotto l’idea di neutralità, di fatto, è maldisposto verso il fenomeno religioso” e perché “tende ad emarginare se non ad espellere altre identità, soprattutto quelle religiose”, che al Papa stesso che ha messo in guardia dai rischi per la pace indotti da aborto, eutanasia, unioni di fatto. “Noi rispettiamo la Chiesa e la sua dottrina e rispettiamo il Papa: la Chiesa e il Papa al tempo stesso debbono rispettare lo Stato, il Parlamento, le Istituzioni pubbliche e le sue leggi. Il nostro vuole essere ed è uno Stato laico”, ha precisato Désir, ricordando che Hollande è intenzionato a inserire nella Costituzione francese la legge del 1905 che afferma la separazione delle chiese e dello Stato e all’articolo 2 stabilisce che: “La Repubblica non riconosce, non elargisce salari, né sovvenziona alcun culto”.

Insomma lo scontro culturale e politico è tra modalita’ di ‘pensiero’: uno laico ed innovatore, ed è il socialismo europeo nel cui alveo si colloca Bersani e l’altro religioso e conservatore ed è il neoliberismo caro tanto a Monti quanto a Berlusconi e alla ‘ragazza dell’Est’ Angela Merkel.

 

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