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Idee, tecniche e mire di Brennan, lo zar dell’antiterrorismo a capo della Cia

Lo scorso novembre, nei giorni successivi alle dimissioni di David Petraeus da capo della Cia, un editoriale del New York Times definì John Brennan l’uomo sbagliato da mettere alla guida dell’agenzia di intelligence.

Oggi nel pomeriggio statunitense (la sera in Italia), assieme alla nomina di Chuck Hagel a segretario della Difesa al posto di Leon Panetta, il presidente Barack Obama potrebbe deludere le aspettative dell’autore del commento, Gregory Johnsen, e sancire la scalata di Brennan al vertice dell’agenzia.

L’attuale consulente presidenziale per l’antiterrorismo è un veterano del servizio dell’intelligence per cui presta servizio da 25 anni. Già all’indomani della prima vittoria di Obama alla Casa Bianca fu indicato per il ruolo, ma le accuse di essere tra i fautori delle tecniche di interrogatorio che sfociarono nella tortura usate nella lotta contro il terrorismo negli anni della passata amministrazione di George W. Bush gli sbarrarono la strada.

La stampa statunitense dà per certa la nomina ora, a scapito dell’altro candidato indicato nei giorni scorsi, Michael Morell, cui è spettato guidare ad interim la Cia nei mesi successivi allo scandalo a luci rosse che ha costretto Petraues a lasciare.

In un quarto di secolo nell’agenzia, Brennan si è distinto per la capacità di unire gestione delle burocrazia e operazioni sotto copertura.

Sotto l’amministrazione di Bill Clinton guidò la stazione Cia di Ryadh, negli anni di Bush fu chief of staff dell’allora direttore dell’agenzia Geroge Tenet e a capo del Terrorist Threat Integration Center poi chiamato Centro nazionale per il controterrorismo. Come ricorda Foreign Policy furono questi gli anni delle tecniche di interrogatorio contestate e del programma di extraordinary rendition con sospetti trasferiti da un Paese all’altro.

Tuttavia, sottolinea l’Associated Press, in una lettera indirizzata a Obama Brennan sottolineò di essere un oppositore delle politiche dell’amministrazione Bush sia in relazione alle tecniche di interrogatorio sia per quanto riguarda la guerra in Irak.

La nomina odierna potrebbe tuttavia mettere sotto i riflettori il controverso programma di utilizzo di droni per omicidi mirati nelle operazioni antiterrorismo. America24, citando il New York Times, ricorda come l’alto funzionario sia considerato l’ispiratore del cosiddetto “modello Yemen”, ossia la combinazioni di bombardamenti con aerei senza pilota e missioni di squadre speciali ricorrenti sia nella Penisola arabica sia in Pakistan.

Tra le incursioni il caso più famoso è quello che portò all’uccisione di Osama Bin Laden scovato nel suo nascondiglio di Abbottabad, in Pakistan, nel maggio del 2011. Brennan non a caso compare nella foto che ritrae i vertici dell’amministrazione Usa intenti a seguire l’azione che portò alla morte del leader di al Qaida.

Sull’uso dei droni pesano invece le critiche per una tattica che prevede l’uccisione di ipotetici pericoli alla sicurezza nazionale e cha ha visto un aumento esponenziale durante la presidenza Obama.

Secondo i dati raccolti dal Bureau of Investigative Journalism, i bombardamenti con i droni hanno fatto nel solo Pakistan tra i 2.600 e i 3.400 morti di cui tra i 473 e gli 889 civili. Lo stesso Brennan, lo scorso maggio, ammise che le operazioni hanno portato anche alla morte di civili. “Sono casi rari, ma accadono”, spiegò sebbene abbia sempre difeso tale tattica come un mezzo per operazioni chirurgiche che anzi avrebbe evitato bombardamenti a tappeto.

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