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Che cosa succederà nel 2013 secondo Stratfor

Le regole del sistema internazionale stanno cambiando e nel 2013 si assisterà a un minor numero di tentativi di negare l’evidenza. I cambiamenti diventano tangibili, scrive la società di analisi geopolitica e d’intelligence Stratfor nelle previsioni per l’anno appena iniziato che Formiche.net ha letto.

Secondo gli analisti, il mondo è entrato in un nuovo ciclo, di quelli che si alternano ogni 20 anni, iniziato nel biennio 2008-2009 con il contagio della crisi globale che ha enfatizzato le debolezze europee, dato un colpo al modello di sviluppo cinese basato sulle esportazioni e dato il via all’uscita del Medio Oriente dal sistema formatosi negli anni del post Seconda Guerra Mondiale.

Europa e Russia

In Europa le misure che hanno permesso all’Unione di rimanere in piedi nel 2012 garantiranno almeno un altro anno di sopravvivenza senza tuttavia risolvere i tre fondamentali aspetti della crisi: competitività, politica e stabilità sociale. La prima dipende dal minor dinamismo delle economie del sud del Continente rispetto a quelle del nord. Senza poter far leva su politiche monetarie, le prime si devono affidare a politiche fiscali.

Gli aspetti politici evidenziano le pecche della mancanza di un sistema federale nel processo decisionale mentre la stabilità sociale è messa a rischio dalle misure di austerità imposte da Bruxelles. Nel 2013 le due principali economie europee, Germania e Francia, vedranno rallentare la crescita o addirittura andranno verso la stagnazione.

A livello comunitario non si attendono riforme istituzionali sostanziali ma soltanto su aspetti tecnici, a esempio sull’unione bancaria. La crisi continuerà tuttavia a colpire la periferia facendo del divario tra classi dirigenti e popolazione uno degli elementi chiave dell’anno perché dove si andrà al voto i governi, anche nel caso di vittoria dell’opposizione, continueranno a seguire i dettami della Ue. Tuttavia proprio sulla spinta del rischio di escalation della crisi le istituzioni potrebbero fare alcune concessioni. Fuori dall’Eurozona bisognerà invece affrontare la questione britannica e la volontà di Londra di rinegoziare il proprio status all’interno dell’Unione.

Per la Russia sarà un altro anno di scossoni politici. Le manifestazioni contro il Cremlino continueranno, così come la repressione e i cambi al vertice. Tuttavia le tensioni non costituiranno una sfida seria al controllo governativo. Di suo il Cremlino potrà continuare a tagliare le parti più costose e inefficienti del governo e la lotta contro la corruzione in modi che potranno ricordare le purghe contro gli oligarchi all’inizio degli anni Duemila. In politica estera continuerà l’integrazione con quella che fu l’ormai disciolta Unione sovietica e in particolare con l’Ucraina. Mentre sul versante europeo continueranno le relazioni con i Paesi che maggiormente dipendono da Mosca sul piano energetico, su tutti la Germania, sebbene i tentativi di influenza sulla regione secondo Stratfor saranno limitati.

Medio Oriente e Africa

Dal punto di vista di Stratfor, il regime siriano è già caduto, ma il Paese è scivolato in mano a signori della guerra e milizie. Manca un governo capace di riportare il controllo su tutto il territorio siriano. L’eventuale rimozione di Assad inoltre toglierebbe ai sunniti il nemico comune contro cui ora sono uniti e porterebbe divisioni anche in questocampo. Sul versante iraniano è invece improbabile un conflitto con gli Usa, tanto più quando le sanzioni sembrano riuscire nell’intento di indebolire Teheran anche sul piano dei negoziati. Occorre inoltre capire come Israele che andrà al voto nelle prossime settimane, saprà adattarsi ai nuovi scenari attorno ai propri confini.

Per l’Africa orientale il 2013 sarà un anno di sempre maggiore integrazione regionale sia nelle infrastrutture sia con il progetto di Kenya, Tanzania e Uganda che lavorano a un’unione monetaria. A rischio è però il voto kenyano a marzo che potrebbe portare instabilità. Dall’altra parte del continente preoccupano invece gli attacchi degli islamisti di Boko Haram in Nigeria sebbene secondo le previsioni non si spingeranno fino alla capitale commerciale Lagos e nel Delta del Niger. Infine il Mali, dove entro il l’autunno potrebbe esserci un intervento militare contro le milizie islamiste che imperversano nel nord del Paese.

Asia orientale e meridionale

Saranno tre cose a segnare il 2013 in Oriente. La necessità cinese di mantenere la stabilità sociale ed economica, la modernizzazione delle forze armate di Pechino unita all’assertività cinese nel tutelare i propri interessi nella regione e nelle dispute territoriali che la contrappongono a Giappone, Filippine, Vietnam; terzo la propensione degli altri attori nell’area, Stati Uniti compresi, ad accettare i cambiamenti nella Repubblica popolare. Sul piano economico Pechino non nnega la necessità di rivedere il proprio modello di crescita Il poco tempo a disposizione per farlo potrebbe minare la stabilità interna, ma rivelarsi un’opportunità per le economie regionali emergenti.

In Asia meridionale terranno banco i preparativi per il ritiro delle truppe dall’Afghanistan nel 2014. In questo contesto Stratfor guarda ai possibili cambi di organizzazione all’interno della galassia talebana per ritagliarsi un ruolo nella politica afgana. Da tenere d’occhio saranno inoltre le parlamentari pachistane quando per la prima volta il governo eletto avrà terminato il suo mandato. L’India è invece vista come uno dei possibili partner Usa per bilanciare l’influenza cinese sulla regione.

Americhe

Sono le condizioni di salute del presidente venezuelano Hugo Chavez e la trattativa tra le Farc e il governo colombiano i due punti con cui Stratfor apre le sue previsioni per la regione. Attenzione è dedicata anche alle possibili riforme nel settore energetico messicano e alla riammissione del Paraguay nel Mercosur, il mercato comune dell’area, nel caso le elezioni di aprile dovessero essere considerate regolari dopo l’espulsione per l’impeachment che ha portato alla destituzione del presidente Fernando Lugo. Il 2013 dovrebbe inoltre segnare l’entrata nel blocco di Ecuador e Bolivia.

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