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Ecco la strategia (machiavellica) di Maroni

Roberto Maroni novello Machiavelli? È l’immagine del nuovo segretario della Lega che sembra consegnarci questa campagna elettorale: l’alleanza con il Pdl del tanto avversato Silvio Berlusconi, il consenso a candidature scomode come quella di Nicola Cosentino o Marcello Dell’Utri che mal si conciliano con la “pulizia” imposta dal nuovo corso padano. Ma il fine giustifica i mezzi e allora questo è uno scendere a patti necessario per raggiungere l’obiettivo, quel tormentone maroniano che si chiama “Prima il nord”.

Ma questa immagine corrisponde alla realtà? Formiche.net lo ha chiesto a Stefano Bruno Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano ed esperto di federalismo e questione settentrionale: “Senza scomodare Machiavelli, Maroni sta facendo il politico fino in fondo. Il suo obiettivo è portare a casa la Regione Lombardia e, come diceva Gianfranco Miglio, per un obiettivo ci si può anche alleare con il diavolo. Quella lombarda Maroni l’ha sempre definita la madre di tutte le battaglie, l’essenza del suo progetto politico e per la prima volta la Lega candida il suo segretario nella Regione dove lo stesso partito è nato. È un fatto dal forte valore simbolico”.

Ma è una strategia vincente?

Sicuramente. Le tante accuse di tatticismo che gli vengono mosse sui giornali non sono corrette perché fin dal suo insediamento a luglio Maroni ha detto che Roma non gli interessa più, che vuole riportare la Lega protagonista sul territorio, un partito di rappresentanza e tutela del Nord. Le eventuali candidature sbagliate del Pdl sono secondarie rispetto al suo disegno che porta avanti con grande linearità e coerenza, tutto è finalizzato all’obiettivo.

E l’obiettivo Lombardia si può raggiungere?

Direi di sì, per due tipi di considerazione. La prima è che Maroni è il candidato più autorevole e credibile per la Regione Lombardia. Una regione che, lo dico da presidente dell’Istituto di ricerca regionale, è una vera e propria macchina da guerra, uno dei quattro motori dell’Europa: quest’anno ha lo stesso Pil di Belgio e Polonia e il Pil pro-capite superiore a quello tedesco e francese, è il terzo parlamento della Repubblica dopo Camera e Senato. Si tratta di un’istituzione articolata e complessa che non può essere governata da un pur bravo sindaco né da un avvocato che fino all’altro ieri ha passato la sua vita sui codici. Ci vuole un uomo dalla grande levatura politica e istituzionale, che sia apprezzato da destra e sinistra e Maroni ha dato prova di esserlo. E poi le battaglie politiche si vincono con i numeri e, stando ai più recenti sondaggi, è lui in vantaggio.

Maroni ha descritto oggi in un’intervista al Corriere della Sera la sua idea di “nuovo soggetto istituzionale di rappresentanza dell’euro-regione”. È possibile realizzarlo?

Il diritto interno e comunitario consente di stipulare accordi infra-regionali per le materie concorrenti. Gradualmente si può dare forma a una macroregione con sempre maggiore potere negoziale con Roma e con Bruxelles in modo da ottenere, come dichiara il segretario, che il 75% delle risorse rimangano al Nord.

In molti l’hanno dipinto come l’ennesimo sogno irrealizzabile leghista?

Invece è fortemente concreto, è un progetto politico che dà, al di là delle tradizioni padane, un disegno economico-produttivo e fiscale alla questione settentrionale.

E quale sarà il ruolo di Giulio Tremonti in questo progetto? Il suo nome accanto a quello di Maroni nel simbolo leghista sembra dire molto…

Sarà un ruolo importante perché parliamo di un uomo di alta caratura culturale e politica. Le sue origini valtellinesi lo portano poi a essere naturalmente sensibile al tema del Nord. Il terreno di convergenza con Maroni è rappresentato dall’antimontismo. Il suo ruolo storico è sempre stato quello di anello di congiunzione tra Lega e Pdl ma ora che ha fondato un nuovo partito, ciò dipenderà dai suoi rapporti con il Pdl, più che con la Lega.

Maroni l’ha indicato come premier, il Pdl punta su Berlusconi. Se l’asse del centro-destra dovesse riuscire nel colpaccio di vincere le elezioni, chi sarà la scelta?

Forse nessuno dei due, una terza persona anche se non so bene chi possa essere. Anche perché, nonostante i consensi nei sondaggi stiano aumentando, mancano poche settimane al voto e risalire la china mi sembra difficile.

 

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