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Prime crepe fra Bersani e Vendola su fisco e Mali

Non ci sono polemiche e, anzi, forse c’è in parte addirittura un gioco delle parti, almeno con Sel, ma su politica estera e fisco nel centrosinistra affiorano un paio di distinguo non da poco. Pier Luigi Bersani, parlando a Radio24, ha ribadito di non avere intenzione di introdurre una vera patrimoniale, ma solo un’imposta sui “grandi patrimoni immobiliari”, posizione espressa chiaramente già da un paio di mesi; quindi, a proposito dell’intervento francese in Mali, il leader Pd ha detto di essere assolutamente d’accordo con l’intervento deciso da Francois Hollande. Posizioni, però, che trovano due importanti ‘controcanti’, da Cgil e Sel.

Susanna Camusso ha ovviamente evitato di polemizzare con il leader Pd, ma nel merito ha messo agli atti un pensiero opposto: “Noi pensiamo che sia indispensabile fare la patrimoniale in questo Paese. Non ci raccontino che c’è già”. Bersani ha un’idea diversa: “Non credo affatto a una patrimoniale, abbiamo già una patrimoniale sugli immobili, si chiama Imu. “Io – ha aggiunto il leader Pd – non intendo affatto concepire una patrimoniale perché penso che il nostro problema sia, in quel caso, garantire la tracciabilità. Questo penso: L’operazione è di tracciabilità verso una Maastricht di fedeltà fiscale, senza fare il Robespierre”. La Camusso, invece, ha detto: “Ci vuole dunque una patrimoniale e contemporaneamente una lotta all’evasione fiscale”.

Sulla politica estera, invece, è stato Vendola a distinguersi. Bersani ha precisato che “l’uso della forza, la presenza militare deve essere solo l’anticamera di una discussione politica”, ma ha totalmente appoggiato la linea di Parigi: “Non è che possiamo lasciare solo alla Francia un problema di questo genere. Abbiamo Prodi inviato dell’Onu nell’area, pacifista assoluto che tuttavia ha detto che questo intervento ci voleva”. Il leader di Sel, invece, ha affermato che “il governo francese ha fatto un errore clamoroso, è andato oltre le richieste del governo del Mali. La Francia ha interpretato in maniera un po’ forzata il mandato Onu, anche il ministro Riccardi ha detto ‘attenzione a un nuovo Afghanistan'”.

Chiaramente, in parte sono posizioni che vanno lette anche alla luce della campagna elettorale, perlomeno quelle di Sel che deve comunque fare i conti con la concorrenza a sinistra di Antonio Ingroia. La Cgil, minimizzano del resto al quartier generale Pd, è un soggetto autonomo, non deve seguire la linea del partito.

Stefano Fassina, spesso accusato da Mario Monti di essere troppo di sinistra, sottolinea che “è fisiologico che in una coalizione che sfiora il 40% ci siano posizioni diverse. L’importante è che c’è una leadership riconosciuta, quella di Bersani, con un programma approvato da 3,1 milioni di elettori alle primarie. E ci siamo dati meccanismi che consentono una discussione, ma anche di arrivare ad una sintesi (il voto a maggioranza nei gruppi parlamentari, ndr)”. Il rischio di perdere voti a sinistra esiste, “rischi in campagna elettorale ci sono sempre”, ammette Fassina. Però aggiunge: “Credo che l’elettorato del centrosinistra sappia riconoscere tra posizioni di testimonianza e posizioni di governo”.

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