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Perché l’Onu apre un’inchiesta sui droni

Gli Stati Uniti ricorrono sempre più spesso ad attacchi con droni. La crescita esponenziale della strategia di Washington costituisce una sfida per il diritto internazionale, ha spiegato ai giornalisti l’inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e il controterrorismo, Ben Emnerson, nel presentare l’apertura di un’inchiesta sull’uso dei velivoli pilotati a distanza. Occorrono regole, occorre capire l’impatto sui civili, occorre indagare su attacchi che a tutti gli effetti sfociano in esecuzioni extragiudiziali e colpiscono gli obiettivi in Paesi che formalmente secondo l’Onu non sono teatri di guerra.

L’inchiesta analizzerà venticinque raid compiuti in Pakistan, Afghanistan, Yemen, Somalia e nei territori palestinesi. Secondo i dati del Bureau of Investigative Journalism, tra il 2004 e il 2013 i bombardamenti con i droni hanno fatto oltre 3.400 morti nel solo Pakistan, di cui almeno 890 civili. L’uso dei droni iniziato sotto l’amministrazione repubblicana di George W. Bush ha avuto un’escalation sotto Barack Obama come certificato nelle scorse settimane dalla nomina a direttore della Cia di John Brennan, già consigliere del presidente per l’antiterrorismo e tra gli architetti di una strategia che ha definito etica e giusta. I sostenitori d’altronde ribattono alle critiche enfatizzando al presunta precisione degli attacchi rispetto a bombardamenti tradizionali.

Un plauso all’inchiesta Emmerson, i cui risultati saranno presentati alla prossima Assemblea generale dell’Onu, è arrivato dall’American Civil Liberties Union: “Nessun altro Paese al mondo concorda con la pretesa statunitense di arrogarsi l’autorità di dichiarare qualcuno nemico dello Stato e ucciderlo assieme a civili nelle vicinanze fuori dal campo di battaglia”, ha detto in un nota Hina Shamsi, direttrice del progetto sulla sicurezza nazionale dell’Aclu.

“L’inchiesta è la risposta a alle richieste di alcune Stati presentate al consiglio per i diritti umani dello scorso giugno e riflette la crescente preoccupazione internazionale sugli omicidi mirati compiuti con i droni”, ha spiegato Emmerson.

Nei giorni scorsi il Washington Post riferiva dell’elaborazione di una serie di linee guida per regolare le operazioni antiterrorismo, in particolare su come compilare le cosiddette kill list, sugli strumenti legali per permettere di colpire cittadini statunitensi all’estero e sulle autorizzazioni per colpire al di fuori delle zone di guerra. Unica eccezione al manuale, scrive il Post, potrebbero essere le azioni in Pakistan dove si vorrebbe lasciare mano libera alla Cia.

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