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Il Monte (dei debiti) nelle mani del Tesoro

Il sostegno dello Stato al Monte dei Paschi? Un obiettivo di rafforzamento, guai a parlare di salvataggio. Ma con i Monti-Bond il ministero dell’Economia potrebbe trovarsi in mano l’82% del capitale dell’Istituto. E non bisogna “insinuare dubbi sulla solidità del sistema bancario italiano, che resta stabile nonostante la vicenda Mps”, ha affermato il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in un’audizione alla Camera.

Le vicende di Mps “non modificano il quadro di stabilità del sistema”, comunque: “L’intervento dello Stato sul Monte dei Paschi non si configura come un intervento di salvataggio di una banca insolvente ma di rafforzamento del capitale secondo gli standard innalzati in sede Eba”. L’intervento – ha aggiunto Grilli – è per una banca “con un patrimonio ancora solido”.

La vigilanza “attenta e appropriata” di Bankitalia
La vigilanza della Banca d’Italia su Mps è stata “attenta e appropriata. L’operazione di vigilanza su Mps e la Fondazione – ha detto Grilli – è stata continua, attenta, appropriata e intensificata negli anni, con un’azione ispettiva e vigilanza della Banca d’Italia iniziata nel 2010 con il governatore Draghi e proseguita nel 2011, nel 2012 e ancora oggi con il governatore Visco”. “Nel complesso – ha sottolineato – Mps è stata sottoposta a un’intensa attività di vigilanza della Banca d’Italia, che ha consentito di individuare e interrompere comportamenti anomali a elevata rischiosità, inducendo la banca a rafforzare i presidi organizzativi di controllo”.

Le responsabilità dei manager di Mps

L’intervento dello Stato per il Monte dei paschi di Siena “non è a favore dei manager o degli azionisti ma dei risparmiatori della banca”, ha detto Grilli, che ha poi sottolineato come vadano “distinte le responsabilità dei manager dalla vita del sistema bancario e del risparmio dei cittadini”. L’indagine della Banca d’Italia che si è conclusa il 9 marzo del 2012 e “ha rilevato pesanti rilievi e carenze nella gestione della liquidità e ha disposto sanzioni ai manager”. Grilli ha spiegato che “ad oggi il provvedimento è in fase conclusiva e la vigilanza continua ed è ancora in corso”.

I Monti-bond per Mps
Il sostegno pubblico per Mps, attraverso i Monti-bond, “non è un contributo a fondo perduto – ha detto Grilli – ma un prestito che viene pagato con un tasso d’interesse”. L’accesso ai Monti-bond imporrà infatti a Mps “importanti e penetranti vincoli in termini di governance e operatività”. “Vincoli sulle strategie commerciali – ha spiegato il ministro – di espansione e acquisizione di partecipazioni in altre imprese, vincoli sui dividendi ordinari e straordinari, vincoli sulle politiche di remunerazione”.

La partecipazione del Mef potrebbe salire all’82%
L’intervento dello Stato per il Monte dei Paschi di Siena nel caso di una conversione dei nuovi strumenti finanziari potrebbe far arrivare il Ministero dell’Economia all’82% del capitale dell’Istituto. “Considerando gli 11 miliardi 681 milioni 539mila azioni ordinarie in circolazione al 30 settembre 2012 e il prezzo di mercato a 0,25 euro per azione e complessiva capitalizzazione Mps pari a circa 2,9 mld, all’esito di una eventuale conversione, con questi dati ipotetici ma realistici, la quota di partecipazione del Mef salirebbe a circa l’82% del capitale diluendo almeno del 20% gli attuali azionisti”.

“É prevista la possibilità di convertire i nuovi strumenti finanziari in azioni. Il tasso di conversione – ha chiarito il ministro – è basato su uno sconto del 30%. In considerazione delle proporzioni dell’intervento finanziario e in proporzione alla capitalizzazione di borsa del Monte dei Paschi di Siena una eventuale conversione comporta effetti diluitivi estremamente rilevanti per quanto riguarda gli azionisti correnti e vantaggiosi per lo Stato”.

 

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