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Subito il Tesoro nel cda di Mps. L’Agenda Fassina su banche e fondazioni

Per evitare il rischio di troppa politica nelle Fondazioni bancarie si potrebbe “riformare la legge Ciampi” nell’ottica di “qualificare la composizione delle nomine di provenienza politica”: “Per evitare ossificazioni si potrebbero imporre regole sul ricambio ai vertici delle Fondazioni, garanzie sulle competenze dei nominati”. E’ uno degli auspici riformatori espressi da Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, commentando il caso Mps con il quotidiano La Stampa.

La situazione, ha aggiunto Fassina, “costringe” la Fondazione Mps a ‘”cedere quote”. Ora “la priorità è far tornare in salute la banca, così come trovare imprenditori in grado di aiutare la sua crescita”, quindi “bisogna dare la possibilità a Profumo e Viola di procedere con il piano di risanamento e creare le condizioni perché il prestito venga restituito”.

L’intervento dello Stato, aggiunge, è un prestito “precauzionale”: “Serve a coprire la forte esposizione della banca verso i titoli di Stato. Ma per rassicurare chi è preoccupato per il modo in cui vengono usate le risorse si potrebbe imporre la nomina di un rappresentante del Tesoro nel consiglio di amministrazione della banca”.

Sul caso Mps, ha proseguito Fassina, “la Fondazione si è ostinata a mantenere il controllo e la legge Ciampi non ha funzionato a dovere. Per questo sono convinto che andrebbe cambiata”, in primis “rafforzandola, per evitare in futuro che qualche Fondazione possa avere la tentazione di riprendere il controllo delle banche partecipate”. Tuttavia per l’esponente del Pd “sarebbe un grave errore” fare in modo che banche e Fondazioni prendano due strade diverse: “Pur con tutti i limiti di un circuito chiuso – spiega – le Fondazioni sono state uno spazio di democrazia economica. Chi potrebbe sostituirle? Il fondo sovrano di qualche regime autocratico? Qualche fondo speculativo con sede nei paradisi fiscali?”.

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