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Tutti pazzi per i sondaggi. Ecco l’app che aggira il divieto

C’è una legge, la numero 28 del 2000, che all’articolo 8 recita che nei quindici giorni precedenti la data delle votazioni è vietato rendere pubblici o, comunque, diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori, anche se tali sondaggi sono stati effettuati in un periodo precedente a quello del divieto.

Ma ecco che proprio quando per i media sta per scattare il divieto di pubblicazione giunge in aiuto un’applicazione intelligente che continuerà a fornire dati sugli orientamenti politici degli italiani e le loro intenzioni di voto. Si chiama PoliticApp ed è la prima applicazione per smartphone e tablet che diffonde sondaggi fino all’ultimo giorno realizzata da Swg, l’istituto statistico triestino specializzato in sondaggi e ricerche di mercato.

Cinque sezioni

Dal 1 al 26 febbraio, PoliticApp diffonderà sui dispositivi mobili gli aggiornamenti di una ricerca che si articola in cinque sezioni: come si orienta l’opinione pubblica rispetto alle notizie principali del giorno, le intenzioni di voto per Camera, Senato e singole regioni, gli orientamenti generali degli italiani sull’agenda politica per il Paese, quanta fiducia attribuiscono ai candidati in corsa e una sintesi in pochi numeri chiave dell’orientamento dell’opinione pubblica sui principali temi sociali ed economici in Italia.

L’ok dell’Agcom

L’applicazione non è gratuita, si scarica per 9,99 euro su Apple store e Google Play. Motivo per cui  l’Agcom (Autorità Garante delle Comunicazioni) ha concesso un parere positivo alla società triestina: “Il divieto di diffusione dei sondaggi non precisa il canale di diffusione, tuttavia è del pari vero che la disciplina dei sondaggi relativi a indicazioni di voto si riferisce unicamente a quelli diffusi su mezzi di comunicazione di massa e si ritiene che non possa definirsi tale un’applicazione per smartphone. Essa potrà essere fruita da un target definito di clienti paganti”, ha dichiarato l’Autorità che quindi è arrivata alla conclusione che “tale applicazione risulta pertanto priva delle caratteristiche distintive del mezzo di comunicazione di massa”.

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