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Da Ballarò a Mentana: Berlusconi e la strategia Santoro

Il senso sta tutto in un’immagine che ieri milioni di telespettatori hanno visto a Ballarò su Rai Tre. Alla fine dell’intervista, Silvio Berlusconi si alza e finge di dare un pugno a Giovanni Floris ma poi lo abbraccia e lo bacia. E fa bene, perché Berlusconi sa quanta ennesima dose di popolarità gli darà l’ospitata in uno studio considerato ostile.

Potremmo definirla la strategia Santoro. La sua presenza a Servizio Pubblico è stata un successo e ha provocato una crisi di identità alla squadra che sta dietro al programma, dal conduttore a Marco Travaglio, riconosciuti fino alla sera prima come pericolosissimi nemici del Cavaliere e dopo la trasmissione accusati di aver contribuito alla sua resurrezione politica.

Per questo, deve aver pensato Berlusconi, strategia che vince, non si cambia. E allora, per tentare la rimonta sul centro-sinistra fino a pochi mesi fa considerata impossibile e ora a una manciata di punti, bisogna perseverare puntando non solo sulle interviste sulle tv Mediaset, da Barbara D’Urso a Studio Aperto, ma anche fuori, e possibilmente su un terreno ritenuto ostile, in modo da dimostrare la temerarietà e il coraggio di un leader. Ed eccolo ieri a suo agio nel covo di “comunisti” su Rai Tre a ribattere alle punzecchiature di Floris e a definirsi “irresistibile” e “il miglior imprenditore del dopoguerra”. Come sembrano lontane le telefonate in diretta di un Berlusconi infuriato che apostrofava gli uomini del programma come “prepotenti e mistificatori”. Ora invece sono tutti sorrisi, baci e abbracci, come abbiamo visto ieri alla fine dello show.

Oggi si replica su un’altra rete che Berlusconi ha accusato di fare trasmissioni contro di lui, La7. E con un altro giornalista considerato poco accondiscendente, Enrico Mentana, che chiuse sonoramente la porta a Mediaset colpevole di aver trasmesso una puntata del Grande Fratello invece che un approfondimento di Matrix sul caso Englaro. Oggi il direttore la riapre per far entrare nel suo tg su La7 il capo supremo di quell’azienda a cui disse addio.

E chissà se Berlusconi riserverà un bacetto pure per lui.

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