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I messaggi di Pechino a Pyongyang

Quello arrivato oggi è il secondo avvertimento dalla colonne del quotidiano cinese Global Times alla Corea del Nord. Il tabloid,spin-off del governativo Quotidiano del popolo, è tornato nuovamente sull’ipotesi di ridurre gli aiuti a Pyongyang nel caso il regime dovesse portare a termine l’annunciato terzo test nucleare. La minaccia è considerata una nuova sfida nelle relazioni tra i due Paesi.

La Cina è il principale partner commerciale e alleato di Pyongyang. Ma all’interno della dirigenza cinese iniziano a delinearsi due se non tre approcci verso il riottoso vicino. Il primo fa leva sulla storica vicinanza tra le due repubbliche popolari, un altro tende a smarcarsi dalle provocazioni nordcoreane mentre il terzo si riserva di tenere sempre a mente la tutela degli interessi cinesi nell’affrontare le tensioni nella penisola coreana.

Pechino non risponderà mai a muso duro come potrebbero fare Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone, sottolinea il Global Times. Tuttavia l’essersi allineata alle posizioni degli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu nell’estensione delle sanzioni in risposta al lancio di un razzo a lungo raggio lo scorso dicembre è costata alla Cina, pur non chiamata in causa per nome, l’accusa di essersi allontanata dai propri principi, come recitava la nota del ministero degli Esteri nordcoreano.

Pechino guarda al quadro più ampio delle tensioni nel Mar cinese orientale e meridionale. “Il nucleare complica le relazioni sino-nordcoreane e comporta difficoltà strategiche nell’Asia nordorientale”, scrive il Global Times che sottolinea un principio di base: la Cina non avrà mai paura di Pyongyang. Di più Pechino non si farà prendere in ostaggio dalle azioni nordcoreane perché per quanto importante il rapporto con il regime dei Kim non lo è al punto da abbandonare alcuni principi diplomatici come la denuclearizzazione della penisola coreana.

Gli scontri nell’ultimo periodo non sono mancati. Da ultimo Pyongyang ha respinto alcune indiscrezioni di stampa secondo cui Kim Jong-un si sarebbe sottoposto a chirurgia estetica per assomigliare al nonno e fondatore dello Stato, Kim Il-sung. Ad agosto fu invece il gruppo cinese Xiyang a stracciare un contratto di joint venture nel settore della lavorazione della polvere di ferro e denunciare i rischi per gli imprenditori intenzionati a collaborare con i nordcoreani.

La Cina al momento si sta impegnando a persuadere la Corea del Nord a sospendere il test, spiega una fonte diplomatica sudcoreana all’agenzia Yonhap. Ma come detto a NK News dal coreanista russo Leonid Petrov: “I cinesi conoscono meglio di chiunque altro i benefici dell’insicurezza a Pyongyang e del suo isolamento”. Più sanzioni contro Pyongyang, spiega, vuol dire maggiore dipendenza del regime da Pechino.

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