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Quanta immigrazione c’è nei programmi elettorali?

Quanta immigrazione c’è nella campagna elettorale che si conclude tra due settimane? L’associazione interetnica italiana Mondita ha scannerizzato i programmi elettorali di partiti e movimenti. E ha pubblicato un interessante report. I risultati parlano chiaro: nonostante la tematica sia rilevante, per gli aspetti sociali e per soprattutto per i riverberi relativi al welfare, è invece poco o male affrontata dai programmi di ogni lista e partito. Con considerazioni generiche e soprattutto non di lungo respiro.

A sinistra c’è una decisa apertura. Rivoluzione civile ammette di contrastare “ogni forma di razzismo e siamo per la cittadinanza di tutti i nati in Italia e per politiche migratorie accoglienti”. Sel propone “l’istruzione gratuita e improntata ai principi della laicità e dell’interculturalismo come un diritto che la Repubblica deve garantire a tutti i cittadini, non solo in un breve arco della vita”. E osserva che “occorre una cultura della contemporaneità all’altezza dei problemi del mondo globale”, proponendo il diritto di cittadinanza di nascita, ampliando il diritto d’asilo e riconoscendo i diritti di voto ai migranti residenti. Il Pd invece, pur avendo elaborato un lungo Documento specifico sull’Immigrazione, non lo ha però trasferito neanche per punti all’interno del programma, oltre a non averlo per nulla diffuso. Dal Psi la proposta di regolarizzare tutti gli stranieri che hanno un lavoro stabile e che non hanno commesso reati.

Spostandosi al centro iniziano i non so. Il tema immigrazione, secondo il report di Mondita, è assente nella Lista e agenda Monti, anche se è stata (per ora solo) annunciata un’integrazione dell’Agenda sul tema (ma ancora non risulta ufficialmente). Nessuna traccia nei siti di Fare per fermare il declino, Udc e Fli, anche se quest’ultimo si era fatto promotore del dl sullo ius soli con Fabio Granata. Mentre il Pdl punta sull’incremento della lotta “per la legalità, per il contrasto ai fenomeni della immigrazione clandestina, della criminalità predatoria” . Dalla Lega un punto fermo: “Accanto al requisito dei dieci anni di regolare residenza nel nostro Paese, anche il superamento di un apposito esame di conoscenza della nostra lingua, della nostra storia e delle nostre istituzioni, nonché il possesso di un idoneo reddito soggetto a tassazione e la rinuncia alla cittadinanza di origine”. I grillini propongono l’insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza).

Il rischio concreto è che, complice la certamente primaria preoccupazione della crisi economica e di come stimolare la ripresa, vengano messi in secondo piano altri delicatissimi dossier, come l’immigrazione, come la legalità, come la green economy, come la riforma della giustizia. Su cui un paese moderno ha l’obbligo di costruire oggi l’impalcatura per la convivenza civile di domani.

Il dossier arriva nel giorno in cui viene esonerato Francesco Latartara, l’allenatore della squadra Beretti del Casale: la sua colpa? Qualche settimana fa, in occasione della gara contro la Pro Patria, ritirò i suoi ragazzi dal campo in quanto il calciatore brasiliano Fabiano Ribero, in forza ai piemontesi, era stato insultato per il colore della sua pelle (come capitato al milanista Boateng). Oggi la società gli ha comunicato il benservito, perché non condivideva quella scelta. Il pesce marcio puzza dalla testa ma, restando in metafora, il pescatore a questo punto ha il dovere di lasciare quell’amo in acqua. Altrimenti il progresso sociale dell’intero tessuto di cittadini e amministratori non arriverà mai.

Twitter@FDepalo

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