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Tamburrano: Meritoria opera di Lo Piparo su Gramsci

L’editore Donzelli ha indubbiamente il merito di aver riaperto e riacceso ‘la questione gramsciana’ che, anche se non risolta del tutto, si è pero’ arricchita di nuovi elementi che permettono di far luce sul pensiero e sulla vita di Antonio Gramsci. Come il secondo libro di Franco Lo Piparo, ‘L’Enigma del quaderno. La caccia ai manoscritti di Gramsci’ in cui, dopo ‘I due carceri di Gramsci’ che gli è valso il Premio Viareggio 2012, lo storico, sulla base di una inedita ed originalissima ricostruzione tecnico-filologica dei Quaderni, delle etichette e dei loro movimenti, giunge alla sorprendente conclusione: “il quaderno numerato da Tania come XXXII non è presente negli archivi della Fondazione Istituto Gramsci, Dove cercarlo? Nelle carte di Togliatti e Sraffa. Il suo contenuto? Una cosa e’ certa. Bisognava tenerlo nascosto. Fu Togliatti a spiegarne le ragioni nella lettera a Dimitrov del 25 aprile 1941: Alcune parti [dei manoscritti] qualora fossero utilizzate nella forma attuale potrebbero non giovare al partito”. E l’Associazione ‘Amore&Psiche’ ha, dalla sua, il merito di essersi mossa, in tempi non sospetti, per organizzare l’incontro di venerdì prossimo,15 febbraio alla libreria Arion, Palazzo delle Esposizioni a Roma, ore 18.00, con Carmine Donzelli, autore ed editore de ‘Il Moderno Principe. Il partito e la lotta per l’egemonia’, (Roma, 2012) nel quale mette sotto accusa l’operazione divulgativa degli scritti di Gramsci, fatta da Togliatti ‘a modo suo’, cone le sue ‘lenti deformate’, dopo la Liberazione. Dunque un appuntamento, quello di venerdì, che si annuncia interessantissimo. “E’ davvero meritoria la ricostruzione tecnico-filologica delle etichette di Lo Piparo: se uscisse fuori il quaderno mancante e se dovesse contenere affermazioni critiche nei confronti di Togliatti o del comunismo sovietico, di quanto ho avuto modo di dedurre a suo tempo dai Quaderni e cioe’ che Gramsci si allontano’ per tempo dallo stalinismo diversamente da Togliatti, sarebbe da dire: Viva l’Italia!”, sostiene lo storico Giuseppe Tamburrano, autore nel 1977 di una dettagliatissima bibliografia su ‘Antonio Gramsci’ (editore SugarCo). Di repliche, anche ‘feroci’, i tre libri editi da Donzelli, ne hanno avute diverse. Per Giuseppe Vacca, Presidente della Fondazione Istituto Gramsci, quella di Lo Piparo è “un’ ipotesi inverosimile”, mentre per Joseph Buttigieg si usa “un cadavere per fare degli scoop. Il successo di questo genere di pubblicazioni – mi riferisco a Lo Piparo ma anche agli altri –  è dovuto a una circostanza precisa: non possono essere confermate né smentite”. Diverso il tono delle affermazioni di Tamburrano, presidente della Fondazione Pietro Nenni. “Parlo da storico, e non da socialista! Sono interessato da anni alla questione gramsciana che, credo, non finira’ mai! Ogni volta che lo leggi, Gramsci riserva scoperte – avverte – Gramsci venne espulso dal collettivo del carcere che equivaleva ad esser espulso dalla sezione: non dice nulla? O il Gramsci che scriveva: ‘Mi pare che Ilica aveva compreso che occorreva un mutamento dalla guerra manovrata [insurrezione] applicata vittoriosamente in Oriente nel 1917 alla guerra di posizione [conquista graduale] che era la sola possibile in Occidente….Solo che Ilica non ebbe il tempo di approfondire la sua formula, pur tenendo conto che….il compito fondamentale era nazionale’? O il Gramsci che acutamente osservava: bisognava conquistare tutti i fortilizi grandi e piccoli, culturali, tecnici, i modi di pensare della gente, le istituzioni culturali svuotando la società capitalistica dei suoi contenuti prima di tutto valoriali? Questa era l’egemonia che teorizzava. Non dice nulla neanche la lettera in cui Gramsci parla del ‘grande Tribunale’ che mi ha condannato al carcere, a parte il Tribunale fascista? E la lettera di Grieco del ’28? Le rotture personali e politiche tra Gramsci e Togliatti sono piu’ di una e tutte sono di una chiarezza evidente e sconcertante: come l’approdo di Gramsci ad una visione democratico-parlamentare, alla Costituente. Non piace che lo si definisca un Gramsci ‘comunista liberale’, sulla scia di Gobetti e Rosselli con cui ebbe fitti e proficui rapporti? Di certo, non si puo’ dire che resta un comunista ortodosso! Ne’ tanto meno che non sia un laico convinto tanto che c’e’ da supporre che non avrebbe mai approvato il Concordato, ossia l’art.7 della Costituzione”. L’iniziativa dell’editore Donzelli, quindi, e quella dell’Associazione ‘Amore&Psiche’ hanno, “un particolare valore, che è certamente storico ma ancora di piu’ hanno un valore culturale: e visto il livello culturale odierno, meritano molta attenzione”, osserva Tamburrano. Non v’e’ dubbio, insomma, che tra Gramsci e Togliatti, conclude lo storico socialista, “preferisco il primo al secondo”.

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