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L’Italia e gli F-35 scrutati da Lockheed Martin

No agli F35? Peggio per voi, è il Paese che ci perde. Questo, in sostanza, è il messaggio di Stephen O’Bryan, vice president dell'”F35 program integration and business development” di Lockheed Martin, che, di fronte alla possibilità che il prossimo governo decida di tagliare ulteriormente il numero di caccia bombardieri da acquistare, dice: “Se l’Italia riduce ancora il numero di aerei ci sarà una riduzione proporzionale dei ritorni industriali” per il Paese. Una posizione che richiama il parere del generale Leonardo Tricarico e che ha già visto l’intervento del premier, Mario Monti.

O’Bryan, durante una conferenza stampa, non è voluto entrare nel merito delle polemiche politiche che si sono scatenate nel nostro Paese ma anche in altre Nazioni che fanno parte del programma, dicendo che sul programma “l’Italia prenderà la decisione che vorrà prendere”, ma ha chiarito che questo taglio del lavoro assegnato al nostro Paese c’è già stato con la decisione del governo Monti di ridurre da 131 a 90 i caccia di quinta generazione frutto di un programma multinazionale guidato dagli Stati Uniti. 

Di diversa portata, invece, la risposta di Lockheed Martin, capofila industriale del progetto, alla domanda se l’Italia, nel caso dovesse rinunciare del tutto all’acquisto dei caccia, in aggiunta agli oltre 2 miliardi spesi fin qua per lo sviluppo, sia chiamata a pagare delle penali: “Se dovesse decidere di uscire dal programma va chiesto al Governo degli Stati Uniti se l’Italia debba pagare delle penali”, ha sottolineato il top manager ricordando che la partecipazione e’ frutto di un accordo tra Governi.

I rappresentanti del colosso della difesa Usa hanno quindi chiarito che l’Italia ha finora ordinato sei F-35, di cui i primi tre già formalmente contrattualizzati, mentre per altri tre il contratto fra i due governi deve ancora essere firmato. Allo stesso tempo, però, Lockheed Martin non ha fornito delle cifre puntuali sul costo di questi primi sei caccia per il nostro Paese.

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