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Le polemiche in Casa Giannino

Un dibattito senza fine. Sono le ore più difficili per Fermare il Declino. Militanti e simpatizzanti, scossi da quanto accaduto, analizzano gli ultimi giorni e le prospettive future del movimento, dopo le dimissioni del leader, Oscar Giannino, dopo lo scandalo sui falsi titoli accademici.

Dalla lettura dei commenti, sul sito internet del partito, emerge lo stupore e la delusione per l’atteggiamento di Giannino, così come non mancano le critiche verso Luigi Zingales, l’altro fondatore che con le sue dimissioni aveva smascherato le dichiarazioni mendaci di Giannino. In ogni caso, sono unanimi gli apprezzamenti e gli auguri verso il nuovo coordinatore nazionale, l’avvocato Silvia Enrico, chiamata a sostituire il giornalista dimissionario, che resta però formalmente il candidato a Palazzo Chigi.

Le colpe di Giannino

Oscar Giannino “ha perso ogni barlume di credibilità”. E’ questa in sostanza l’opinione condivisa della maggior parte dei militanti di Fare. “Non si può barare sui titoli, per nessun motivo”, scrive Gianluca Marini. E’ stato “molto deludente, era la prima volta che mi riconoscevo nelle idee di un movimento”. Sulla stessa linea Enrico Nicoli, quando ammette che “per la prima volta in vita mia mi sono appassionato e speso per un personaggio pubblico che, ora, si è dimostrato ben diverso da quanto creduto”. La delusione è grande. “Avevo trovato in questo partito delle idee sane e con i piedi per terra, confidando soprattutto sulla persona di Giannino, che non si può nascondere, era la persona di spicco e principale di tutto il movimento – scrive Matteo Cavattoni -. Secondo la mia modesta opinione questi recenti fatti hanno tagliato di netto le possibilità di successo di Fare, a lungo termine si intende, a meno che non si trovi un vero nuovo volto di riferimento con le qualità e la determinazione di Oscar”.

Chi assolve Oscar

Qualcuno però assolve Giannino. “Mi auguro che Oscar continui a lavorare a questo progetto – è l’auspicio di Stefano Mariani -. Il tempo mitigherà l’accaduto, e magari per Giannino ci saranno altre chance. Va bene la trasparenza, ma qui c’è chi ha rubato, chi è stato condannato e pretende di dare lezioni ad altri”.

Le responsabilità di Zingales

Non minori però sono le colpe di Luigi Zingales per aver sollevato il polverone a pochi giorni dal voto e non aver risolto tutto all’interno del movimento, secondo molti militanti. Gentile professore, “Lei non è stato corretto nei confronti dei moltissimi aderenti, sostenitori, simpatizzanti e volontari che si sono raccolti e si sono spesi “mettendoci la faccia” intorno al Programma di Fare”, scrive Nicola Orsolato. “L’aver tirato fuori la storia del master solo quattro giorni prima delle elezioni, standosene ben lontano negli Usa a curare i fatti suoi, non è stato un agire ‘trasparente’. In moltissimi, infatti, ci chiediamo quale possa essere la ragione per la quale lei non abbia invitato di persona e privatamente Giannino a rettificare spontaneamente e pubblicamente i suoi cv, invece di lanciare l’abiura via internet e guardando da lontano gli effetti nefasti che ne sono conseguiti”. Zingales insomma avrebbe “anteposto i suoi motivi personali, gestendo malissimo questa delicata vicenda in modo narcisista ed isterico, scordandosi della sua altrettanto gravissima culpa in eligendo e facendo cadere le conseguenze su tutto il movimento, tranne che su di lei”.

Enrico Ciampanelle riassume il dubbio di molti simpatizzanti. “Mi continuo a chiedere cosa ha spinto un ‘esimio’ professore a provocare quanto successo”. Marina Noceti arriva a considerare che “il premio di consolazione della vicenda di Giannino è di essersi liberati di Zingales. Tanto il suo bel giro promozionale per l’ultimo libro ormai era fatto, no?”. Anche Pino Tibullo ipotizza altri fini. “Voglio rafforzare la tesi che il professorino doveva farsi pubblicità per il libro in uscita”. Secondo Antonella Berni “Zingales dovrebbe vergognarsi, perché una cosa del genere avrebbe dovuto affrontarla all’interno del partito, in prima battuta, invece di fare la prima donna”.

Ma non tutti la pensano così. Tiziano Cattaneo ritiene si debba “sostenere un’idea, un progetto politico, un leader, ma non esserne tifosi. Mantenere la lucidità ed essere critici sempre. Fare, per come l’ho visto nascere e crescere, è più vicino al comportamento rigoroso tenuto da Zingales, che a quanto combinato da Giannino”. E Angelo Mattu ammonisce: “Chi lo accusa di volersi fare pubblicità forse non lo conosce bene. Non ha certo bisogno di farsi pubblicità. Al massimo con la sua reputazione internazionale la pubblicità la faceva a Fare”.

Che fine farà il movimento

Fermare il Declino andrà avanti e sopravviverà al ciclone delle ultime ore. “Quello che è successo ieri dimostra che il partito è sano e può andare con le sue gambe, il nostro compito – spiega Massimiliano Todde – è cambiare la politica Italiana ed abbiamo cominciato da noi”. Raffaele Claudio Rossiello non nega “la delusione, non nego che anche per me è la prima volta che sposo appieno idee e movimento, mi ci riconosco e come tutte le prime volte da vergine ci si crede, ma dura un attimo e la delusione prende il sopravvento. Il movimento deve uscirne più forte di prima e la nuova scelta Silvia Enrico trovo sia adeguata e coerente”. E la scelta di Enrico è “ottima. Mi dispiace per Oscar per me è stata una botta incredibile concordo con le dimissioni e ritengo – auspica Roberto Sghedoni – che sia fondamentale che continui il suo operato nel Fare”.

Dove far riversare i voti

Le dimissioni di Giannino però non potranno non avere effetti negativi sul voto di domenica e lunedì, mettendo così a rischio l’ingresso in Parlamento di esponenti di Fare. Qualcuno lancia perciò l’ipotesi di far convogliare i voti su qualche altra formazione politica, “vicina” alle idee liberiste del movimento. “A tre giorni dal voto è ormai impensabile raggiungere il 4% dopo questa tegola inaspettata”. Secondo Emanuele Lebrun “sarebbe meglio a questo punto far confluire i nostri voti in Fratelli d’Italia, unica formazione all’interno della coalizione di centro-destra ad avere molta affinità di programma e sicura volontà di contrastare dall’interno l’egemonia inconcludente di Berlusconi. La Meloni non ha mai smesso di criticare il Pdl per non essere riuscito a Fare quanto promesso nei programmi elettorali, esattamente quello che ha fatto Oscar Giannino in questa campagna elettorale in cui si è detto lontano dal Pdl per aver tradito la fiducia sempre accordata”. Ma netta è la presa di distanze da questa ipotesi. Matteo Gorini ritiene invece che “chi segue questo movimento sa che deve farlo crescere nel lungo periodo” perché “l’obiettivo non è o non è solo il 4% a queste elezioni ma far crescere il movimento per essere più forti alle prossime, che saranno molto presto”.

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