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L’inquinamento in Cina popola i “villaggi del cancro”

Sono serviti molti anni al ministero dell’Ambiente cinese per riconoscere l’esistenza di “villaggi del cancro”, dopo anni di notizie su un numero più elevato della media di casi di tumori in alcune regioni particolarmente inquinate del Paese. “Materie chimiche tossiche e nocive hanno provocato numerose situazioni di emergenza idrica e atmosferica e alcune zone contano anche dei ‘villaggi del cancro'”, ha ammesso il ministero in un rapporto pubblicato questa settimana e annesso al piano quinquennale 2011-2015.
Fino a ora, l’espressione “villaggi del cancro” non era stata utilizzata dalle autorità cinesi, che si confrontano sempre di più con il malcontento della popolazione, alle prese con rifiuti industriali, presenza di sostanze tossiche nell’acqua o nell’aria e un’atmosfera carica di particolato fine.

L’inquinamento è aumentato fortemente in Cina, in seguito alla rapida industrializzazione del Paese negli ultimi tre decenni. Un grande numero di metropoli cinesi sono annoverate tra le città più inquinate del pianeta, anche se i problemi non riguardano solo le grandi città.
Non esiste una definizione precisa di “villaggi del cancro”, ma l’espressione ha cominciato a circolare sulla stampa, dopo la pubblicazione, nel 2009, da parte di un giornalista cinese di una mappa che indicava diverse decine di questi villaggi.

Il governo cinese ha così riconosciuto che “prodotti chimici tossici e nocivi”, in generale vietati nei paesi sviluppati, sono utilizzati in Cina e “mettono potenzialmente in pericolo la salute umana e l’ambiente nel lungo periodo”. E’ la prima volta che il termine appare su un documento ufficiale, secondo l’avvocato specializzato in questioni ambientali, Wang Canfa, che dirige un centro di aiuto alle vittime dell’inquinamento a Pechino.

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