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La lezione greca serva a Cipro: questa volta niente euro errori

La vittoria alle presidenziali cipriote del merkeliano Anastasiadis ha una priorità su tutte: evitare gli errori commessi in Grecia con le storture di un memorandum che è stato rateizzato in tre tornate di tagli, che non hanno risolto a monte il buco strutturale di Atene. Perché non è sufficiente combattere una montagna di debiti con un’altra montagna di debiti, ma oltre all’imprescindibile austerità della spesa pubblica e dei costi della casta occorre uno stimolo alla ripresa economica. L’esposizione delle banche cipriote nel default greco è impressionante. Si calcola che nel 2011 fosse quantificato in 29 miliardi, ovvero il 160% del pil. Inoltre, in virtù della nota e sofferta ristrutturazione del debito ellenico, alle banche cipriote sono stati “sottratti” altri quattro miliardi. Numeri pesanti che si sommano alla contingenza della crisi avvertita fuori dai palazzi del potere, con aziende che chiudono e riforme che tardano ad arrivare.
Per questo il neo presidente ha già dichiarato di voler impedire distorsioni nel memorandum che colpisce le classi più deboli. Sul tavolo vi sarebbe già una sua proposta per un esecutivo di salvezza nazionale aperto a tutte le forze politiche e sociali che condividono una visione riformatrice.

Punto di partenza, ha detto ai cronisti ieri sera, è “tenersi per mano per combattere la battaglia della crisi”. Il primo a complimentarsi con il neo eletto è stato il premio nobel per l’economia Christopher Pissarides (un caso?) che proprio all’inizio della crisi greca si era detto favorevole ad una sorta di default controllato per Atene al fine di attutirne i riverberi, ma al contempo evitare un memorandum suicida. Poi le cose, come è noto, andarono diversamente.  Per il cipriota, che è docente alla London School of Economics, si vocifera di un possibile incarico al dicastero delle Finanze.
Ma il difficile, come molti analisti concordano nel dire, spetta alla capacità del neo presidente di spuntare condizioni non troppo gravose con i creditori circa il maxi prestito, e gestire un attimo dopo le conseguenze di quell’immissione di denaro esterno. I numeri, al momento, sono drammatici: la Commissione europea prevede per l’anno in corso una diminuzione del pil dell’1,7% oltre a un aumento del deficit di bilancio, che può raggiungere il 6% del pil. Allo scorso dicembre il “rosso” era pari a quindici miliardi di euro. Per una ricapitalizzazione del sistema bancario, sulla base delle stime di Pimco, servirebbero 8,8 miliardi di euro. Oltre a 1,2 miliardi di euro per le banche di credito cooperativo. Inoltre sarebbero necessari altri 1,5 miliardi per coprire i deficit di bilancio e 6 miliardi per rifinanziare il debito.

Ma, al netto di indici e previsioni, il passo che si può auspicare per chi dovrà affrontare il dossier Cipro, è che non si commettano errori di valutazione, proiezioni reali di crescita e di impatto delle misure, per evitare il rischio Grecia, dove è andato in scena non uno ma un triplice memorandum con tre diversi tagli, con ritardi nelle privatizzazioni e nelle liberalizzazioni. E con popolazione e aziende in estrema sofferenza, non propriamente convinti che ne sia valsa la pena.

Twitter@FDepalo

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