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Il Bahrain, l’isoletta in rivolta che l’Iran vuole conquistare

Il Bahrain è una piccola isola (petrolifera) di 1,3 milioni di abitanti. È il Paese più piccolo del Golfo persico, di fronte all’Arabia Saudita e con alle spalle il Qatar. All’est c’è lo stretto di Hormuz con l’importante oleodotto. Nonostante la sua rilevanza geostrategica, e la crisi socio-politica e di diritti umani, il Bahrain non è al centro dell’attenzione internazionale. Ma un’altra Primavera araba in questa strategica isoletta per i conflitti mediorientali potrebbe capovolgere la situazione.

Secondo un lancio dell’agenzia Reuters, ieri il governo di Bahrain ha revocato la cittadinanza a 31 persone. La ragione? Lo scatto di un allarme sulla sicurezza nazionale. Lunedì sono state uccise due persone, molto probabilmente da parte di Hezbollah, nella capitale di Manama. Una notizia pubblicata da Fox News sostiene che erano due poliziotti.

Da quando è cominciata la Primavera araba, il clima in Bahrain è sempre più teso. Sono stati assolti tutti i poliziotti accusati di avere ucciso dei manifestanti. Dal 14 febbraio del 2011, quando sono scoppiate proteste contro il regime, il monarca Hamad ben Isa Al Jalifa ha attivato le repressioni. I manifestanti hanno come simbolo la famosa maschera di Anonymous di “V per vendetta” di Guy Fawkes.

Le autorità cercano di contenere le rivolte, chiedendo assistenza militare all’Arabia saudita. Non vogliono rischiare di trovarsi davanti ad un movimento di protesta come quello egiziano nel 2011. Il Bahrain è importante per l’Arabia saudita, per l’Iran ma anche per gli stessi Stati Uniti.

Il fattore religioso
Come ricorda il sito Global Conflict Analysis, dopo l’Iraq, l’Iran e l’Azerbaigian, il Bahrain è uno dei quattro Paesi con maggioranza sciita musulmana nel mondo. Lo scontro tra sunniti e sciiti è evidente. Anche perché il governo è sunnita e per questo alleato dell’Arabia Saudita – un Paese prevalentemente sunnita – e degli Stati Uniti. Secondo il Wall Street Journal, l’America è presente con la Fifth Fleet and Navy Central Command.

Di questa contraddizione se ne è approfittato l’Iran, che ha incitato la popolazione a sollevarsi contro le autorità da cui non è rappresentata. Per il Global Conflict Analysis, molto probabilmente alcuni agenti segreti iraniani sono infiltrati in questa organizzazione che promuove le proteste. Ma secondo il sito International Business Times, il Bahrain si è risvegliato a due anni della rivolta a causa della morte di un sedicenne, Hussain al-Jaziri ucciso da parte delle forze dell’ordine senza che sia stata fatta giustizia.

La Siria, sostenitrice dell’Iran, attraversa un conflitto senza precedenti e la situazione spinge l’Iran a cercare nuovi alleati. Il sospetto del governo di Bahrain è che Hezbollah sia dietro agli attacchi di lunedì ed altri. Un sostegno economico, logistico ma anche ideologico e religioso per fare di questa piccola ma importante isoletta un altro fronte del regime di Ahmadinejad.

 

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