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Cos’è (e come funziona) il modello siciliano evocato da Grillo per il Parlamento

Il “modello siciliano”, tanto apprezzato da Beppe Grillo e che il leader del Movimento 5 Stelle vorrebbe riproporre in ambito nazionale, trova le sue origini all’indomani delle elezioni regionali siciliane che lo scorso ottobre hanno portato alla presidenza della Regione il candidato del Pd, Rosario Crocetta.

In quella tornata elettorale, scaturita dalle dimissioni dell’ex governatore Raffaele Lombardo, Crocetta è stato sostenuto, oltre che dal suo partito, anche dall’Udc di Casini.

I numeri

Le urne gli hanno dato ragione consegnandogli 39 seggi, 18 in più dell’avversario di centrodestra Nello Musumeci, troppo pochi per avere una maggioranza forte in Assemblea. Di fatto, in molti dubitavano che il neogovernatore avrebbe trovato la stabilità necessaria per amministrare la Regione.

Il lavoro di Crocetta
Timori smentiti nei fatti. Nei primi tre mesi di lavoro, infatti, il governo Crocetta è riuscito a vedere approvati diversi provvedimenti grazie all’appoggio esterno dei 15 deputati del Movimento 5 Stelle. I grillini, rappresentanti del primo partito siciliano, lungi dallo stringere accordi con le varie forze politiche, hanno impostato il lavoro votando singolarmente, nel merito, i singoli provvedimenti al vaglio dell’Aula.

Gli intoppi

Questo rapporto non ha avuto, però, sempre vita facile. Prova ne è quanto accaduto poche settimane fa, in occasione della discussione sul Documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef). I grillini, infatti, per ben tre volte hanno disertato l’aula, ritardandone l’approvazione, chiedendo al presidente Crocetta di revocare le autorizzazioni relative alla costruzione del Muos, il super radar americano a Niscemi.

Le poltrone a 5 Stelle

Attualmente, il Movimento 5 Stelle, oltre a detenere la vicepresidenza dell’Ars, occupa diversi posti nelle Commissioni regionali, nonché la presidenza dell’importantissima Commissione Ambiente e Territorio, guidata dal 35enne Giampiero Trizzino.

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