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Viaggio nel pontificato di Joseph Ratzinger

Fino all’11 febbraio 2013 era Giovanni Paolo II il Papa dei grandi gesti che cambiano la storia. Era il primo “straniero” a salire sul Soglio di Pietro dopo 455 anni di Pontefici italiani. Aveva viaggiato in lungo e in largo come un leader politico. Aveva dato un contributo sostanziale a far cadere il muro di Berlino. Si era schierato contro il capitalismo e la guerra Usa in Iraq. Era entrato in sinagoga e aveva baciato il Corano. Era caduto sotto i colpi del terrorista turco Ali Agca, ma si era rialzato. Carismatico, sportivo, mistico, aveva conquistato le folle e i mass media, non senza incontrare contestazioni e critiche per una linea ecclesiologica inflessibile. Aveva sanzionato la teologia sudamericana della liberazione, a sinistra, e i lefebvriani, a destra. Aveva governato 28 anni, fino all`ultimo respiro.

Alla sua morte, il due aprile del 2005, i cardinali hanno eletto velocemente, quasi naturalmente, il suo erede naturale. Josep Ratzinger, tedesco di Baviera, teologo gentile e rigoroso, nato in una famiglia umile – e antinazista – a Marktl am Inn il 16 aprile 1927. Avrebbe assicurato, nelle intenzioni degli elettori al Conclave, certezza dottrinale e purificazione dell`istituzione. Brillante intellettualmente, da `perito teologico` del cardinale Joseph Frings partecipò al Concilio vaticano II nelle fila dell`alleanza “progressista” renana. Poi – lo ha raccontato lui stesso – qualcosa è cambiato. E` arrivato il Sessantotto, le contestazioni studentesche nelle università in cui insegnava teologia lo turbarono, si convinse che un pezzo di Chiesa stava travisando, in chiave liberal e anti-cristiana, l`eredità conciliare. Divenne cauto, guardingo, conservatore.

Paolo VI lo volle arcivescovo di Monaco di Baviera e lo creò cardinale nel 1977, Giovanni Paolo II lo volle accanto a se a Roma, nel 1981, come prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il guardiano della ortodossia cattolica.

Passò, anche immeritatamente, per inquisitore. Fu schernito come il “Panzerkardinal”, il cardinale-carro armato. In realtà Ratzinger già allora tentava di mediare. Provò più volte, negli ultimi anni, a dimettersi, per tornare tra i libri, ma Wojtyla rifiutò. Nel cuore dell`establishment vaticano, rimase – per stile di vita e frequentazioni – ai margini della corte wojtyliana. E, morto il Papa polacco, eletto grazie ai voti dei cardinali tedeschi, Joseph Ratzinger fu eletto al secondo giorno di Conclave, il 16 aprile 2005, 264esimo successore di Pietro.

“Il pastore tedesco”, titolo il ‘manifesto’ il giorno dell`elezione a Papa. “Il fatto di trovarmi all’ improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me un vero choc”, confidò al giornalista tedesco Peter Seewald, suo intervistatore e biografo. “La responsabilità, infatti, è enorme. Veramente avevo sperato di trovare pace e tranquillità. Il pensiero della ghigliottina mi è venuto: ecco, ora cade e ti colpisce”.

Dopo l`”habemus Papam” si affacciò dal loggione centrale di San Pietro con un golfino nero che spuntava sotto i paramenti pontifici, quasi fosse stato colto impreparato. “Sarò un umile servitore nella vigna del Signore”, disse il neoeletto Benedetto XVI. Otto anni dopo, il Pontificato si avviava lentamente a conclusione tra luci e ombre. Poi, la decisione epocale, appuntata in latino il 10 febbraio scorso e comunicata ai cardinali riuniti in concistoro ordinario pubblico per alcune canonizzazioni – e al mondo – il giorno dopo. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l`età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Lo aveva anticipato anni fa, nel libro-intervista `Luce del mondo` con Seewald, ma quasi nessuno ci credeva. Uno choc.

In otto anni Benedetto XVI ha fatto molto, viaggiato molto, e, soprattutto, scritto molto. Trenta viaggi in Italia, ventiquattro all`estero, un ultimo viaggio già in cantiere – quello estivo per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) in Brasile, a cui forse non avrebbe potuto partecipare per evitare trasferte transoceaniche troppo impegnative fisicamente – che lascia al successore. Il rilancio delle relazioni con la Cina. I rapporti travagliati con l`Italia di Berlusconi, Prodi, Monti. Tantissimi incontri, discorsi, udienze, che hanno messo a dura prova un temperamento schivo, intellettuale, refrattario ai bagni di folla di wojtyliana memoria, tanto da trasformare le Gmg volute da Giovanni Paolo II da kermesse scoppiettanti a silenziosi momenti di preghiera.

La sua salute non è mai stata fortissima. Qualche problema di pressione, che gli procurò un`ischemia già da cardinale e lo ha indotto, coll`avanzare dell`età, ad evitare le vacanze sulle Alpi, un pace-maker al cuore, un occhio sinistro sempre più malconcio, un artrite sempre più accentuata. Alle passeggiate in montagna di Wojtyla, Ratzinger preferiva stare in casa e suonare l`amato Mozart al pianoforte. E, poi, scrivere. Tre le encicliche: oltre alla lettera “sociale” `Caritas in veritate`, la `Deus Caritas est` sulla carità e la `Spe Salvi` sulla speranza a cui, concludendo un trittico sulle tre virtù teologali, sarebbe potuta seguire un`enciclica sulla fede, tanto più significativa perché sarebbe uscita nell`anno della fede in corso. Tantissimi messaggi, diverse esortazioni apostoliche, una corrispondenza mai interrotta con filosofi e teologi. Il rapporto sempre vivo con i suoi ex studenti di teologia, il Ratzinger Schuelerkreis. E, anche da Papa, tre libri su Gesù di Nazaret, opera a metà tra l`esegesi e la teologia, ma tutt`altro che un divertissment intellettuale, quasi un atto di governo di un Pontefice che ha voluto soprattutto riportare Cristo al centro dell`attenzione dei fedeli.

Quanto ai grandi numeri, che appassionano i fautori di un Pontificato trionfante, non se ne è mai curato. “Tra quel miliardo e duecento milioni di persone – spiegava a Peter Seewald -ce ne sono molte che poi in realtà nel loro intimo non ne fanno parte. Già ai suoi tempi sant`Agostino diceva: molti che sembrano stare dentro, sono fuori; e molti che sembrano stare fuori, sono dentro. In una questione come la fede e l`appartenenza alla Chiesa cattolica, il dentro e il fuori sono intrecciati misteriosamente. Stalin aveva effettivamente ragione quando diceva che il papa non ha divisioni e non può intimare o imporre nulla”.

L`agenda del Pontificato è stata solo in parte quella prefissata. Sin dai primi discorsi, Benedetto XVI ha insistito sull`importanza di riportare la fede al centro della società, difendendo i “valori non negoziabili” in un mondo dove i cristiani sono ignorati o perseguitati (anche nell`Europa dalle radici cristiane, anche nel Medio oriente dove Gesù è nato), spiegando la razionalità della fede, promuovendo l`unità delle varie confessioni cristiane. Non è riuscito a coronare il viaggio di Giovanni Paolo II di un viaggio in Russia, con i protestanti è rimasta una qualche diffidenza, con gli anglicani i rapporti sono stati buoni nonostante la costituzione apostolica con la quale Benedetto XVI ha aperto le porte della Chiesa cattolica ai gruppi di fedeli in rotta di collisione con la tendenza liberal della Comunione anglicana. Ma l`ecumenismo è stato un rovello di tutto il suo governo. Così come lo è stato l`eredità del Concilio.

Lo ha illustrato in un celebre discorso alla Curia il 22 dicembre del 2005, sottolineando che la grande assemblea che ha aggiornato la Chiesa dal 1962 al 1965 non va considerata una “rottura” nella storia della Chiesa, ma una riforma nella “continuità” della tradizione. Probabilmente proprio per questo Papa Ratzinger ha dedicato tante energie ai Lefebvriani, il gruppo ultra-tradizionalista diviso dai tempi del Conclio che lui ha tentato di riportare nella Chiesa, prima ricevendo il superiore Bernard Fellay a pochi mesi dall`elezione al soglio pontificio, poi liberalizzando la “messa in latino”, poi togliendo la scomunica ai vescovi ultra-tradizionalisti, e infine ingaggiando colloqui dottrinali che, però, non hanno portato a nulla.

Nel corso degli anni, però, sono stati altri i temi che si sono imposti sulla scrivania di Benedetto XVI. Sono stati otto anni complessi, difficili, pieni di critiche, problemi, incidenti. Benedetto XVI, Pontefice impolitico, non sempre è stato aiutato dai suoi più stretti collaboratori, a partire dal cardinale Tarcisio Bertone. La fiducia nei confronti dell`esuberante salesiano, nata quando lo ebbe come braccio destro alla Dottrina della fede, cementata dall’amicizia cresciuta quando morì la sorella di Ratzinger, non è mai venuta meno. Nonostante Bertone sia stato considerato da più parti un intralcio, anziché un aiuto, per il Papa. Diversi cardinali – tra gli altri, Scola, Ruini, Bagnasco, Schoenborn, Meisner – hanno chiesto al Papa di liberarsi di Bertone, ma Ratzinger si è sempre rifiutato categoricamente. Anche di fronte agli attacchi per mezzo stampa – il caso Boffo, Vatileaks – Benedetto XVI ha sempre difeso, pubblicamente e privatamente, il suo collaboratore. Papa Ratzinger ha suscitato le ire del mondo musulmano dopo il celebre discorso di Ratisbona, ha creato malessere nel mondo ebraico per la preghiera del venerdì santo e per la beatificazione di Pio XII, ha scatenato le proteste di molti episcopati quando ha tolto la scomunica ai lefebvriani, tra i quali il negazionista britannico Richard Williamson. Scompiglio c`è stato per alcune nomine episcopali poi annullate, come quella del polacco Wielgus e dell`austriaco Wagner.

E poi, più volte è stato investito da questioni che affondavano le loro radici nei decenni precedenti, nel pontificato di Wojtyla, senza godere, però, della simpatia mediatica del suo predecessore, quasi una “immunità” garantita dall`opinione pubblica al Papa polacco che solcava la storia a passi gagliardi.

Le indagini sullo Ior, quelle sugli immobili di Propaganda fide, le cordate di potere in Curia, la pedofilia. Sugli abusi sessuali sui minori Benedetto XVI, consapevole del problema dai tempi della Dottrina della fede, ha maturato una linea di trasparenza non sostenuta da tutti. Ha incontrato vittime, ha scritto ai fedeli irlandesi, ha rimosso vescovi, ha dato un giro di vite alle norme canoniche. A inizio del Pontificato, è riuscito finalmente ad indagare sul fondatore dei Legionari di Cristo, il sacerdote messicano Marcial Maciel, che godeva di così tanti appoggi in Curia che, da cardinale, Ratzinger era stato fermato.

Il giornalista americano Jason Berry ha raccontato in un`inchiesta mai smentita che Maciel in Vaticano distribuiva “mazzette”, sotto forma di offerte, per comprare il silenzio. Solo un cardinale rifiutò, si chiamava Joseph Ratzinger. L`uomo che, alla Via Crucis prima di essere eletto, denunciò la “sporcizia” nella Chiesa e, nel 50esimo anniversario del Concilio, affacciato alla luna come Giovanni XXIII, ha ammesso che nella rete del pescatore ci sono anche “pesci cattivi”.

Il pontificato, insomma, è stato denso di problemi. Da ultimo, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e confluiti nel bestseller di Gianluigi Nuzzi `Sua Santità`. Il maggiordomo di Benedetto XVI, Paolo Gabriele, autore materiale del furto, arrestato, poi processato e infine graziato dal Papa stesso, affermò, in tribunale, che Benedetto XVI gli sembrava “manipolabile”, poco informato dai suoi collaboratori sui problemi del Vaticano.

Il Papa – forse ogni Papa – è stato spesso solo. Nelle edicole attorno a piazza San Pietro è più facile, ancora oggi, trovare cartoline di Wojtyla che di Ratzinger. Ma Benedetto XVI, che nei confronti del suo predecessore ha sempre nutrito affetto e rispetto, che del Papa polacco ha raccolto l`eredità, che da lui ha ereditato anche molti nodi venuti al pettine, lo ha beatificato, ma non lo ha imitato. Alla fine, si è dimesso. Non avveniva da secoli che un Romano Pontefice si dimettesse, e forse non ci sono veri paragoni, neppure il citatissimo Celestino V.

Benedetto XVI, da oggi Papa emerito, ha chiuso il suo Pontificato, quello di Giovanni Paolo II, e l`era in cui un Pontefice restava sul Soglio di Pietro fino all`ultimo respiro. Il Papa conservatore ha rivoluzionato per sempre, con un solo gesto, la figura del Papato, il ruolo della Santa Sede, il volto della Chiesa.

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