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L’eloquente silenzio di Matteo Renzi

I silenzi a volte contano più delle parole. E quello di Matteo Renzi oggi a Largo del Nazareno dice molto. Il sindaco di Firenze era, oltre a Pierluigi Bersani, il grande atteso alla direzione del Pd. Il suo intervento sarebbe stato il primo davanti alla nomenklatura del partito che tanto l’aveva avversato, il primo timido passo da futuro acclamato leader di un soggetto politico che deve necessariamente voltare pagina dopo lo schiaffo delle urne.

E invece il “rottamatore” ha preferito non prendere parola, ma alzarsi e andare via. I giornalisti amano costruire dietrologie e fioriranno le spiegazioni ma è indubbio che il gesto vale più di mille parole. Quelle che doveva pronunciare “Matteo” oggi, sembrava trapelare anche dalla sua intervista a Ballarò ieri sera, non avrebbero dovuto essere di rottura verso il segretario perché “nel Pd ci sono già troppi giaguari e tacchini per avere spazio anche per gli sciacalli del giorno dopo”, aveva detto.

Ma forse la tentazione di rompere con i dinosauri del partito che si è trovato di fronte è stata troppo forte. E mentre gli altri parlavano, lui ha preferito tacere.

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