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Scacciare i tabù sull’euro per salvare l’euro (e gli europei)

Slogan “elettorali” non ne servono, al pari di sorrisi tranquillizzanti che mostrano solo di ignorare la realtà drammatica, come il gesto disperato dell’imprenditore umbro sta lì a ricordare. La rinascita del continente, al momento in apnea e a rischio implosione, non potrà che passare da un superamento dell’attuale binomio austherity-allarmismo. Perché non sarà solo con rigore e basta da un lato, e con proclami sulla carta dall’altro, che le imprese ricominceranno a fatturare, i lavoratori a prendere lo stipendio, il popolo delle partite iva a incassare. Ma servirà prima una riflessione, dati alla mano, su come rendere l’euro più vantaggioso e al contempo una tonnellata di idee nuove e fattibili per stimolare la ripresa, che certamente non si aiuta solo incrementando vecchi balzelli e inventandosi nuove imposte aggiuntive, senza toccare spesa pubblica e carrozzoni di stato.

In questi giorni in Germania nasce “Alternativa per la Germania”, un partito non antieuropeista ma anti salvataggio dell’euro. Tra i fondatori né sconosciuti della politica né comici, bensì l’economista Bernd Lucke, il giornalista ed ex redattore FAZ Konrad Adam e Alexander Gauland, già capo della Cancelleria dello Stato dell’Assia. E ancora, docenti universitari, conservatori, liberali ma anche liberi professionisti privi di un “curriculum” strettamente politico come Stefan Homburg e Charles Blankart, professori di finanza pubblica ad Hannover e Berlino. O Joachim Starbatty, Wilhelm Hankel, Karl Albrecht Schachtschneider e Dieter Spethmann. Fino al più noto ex presidente della Confindustria teutonica, Hans-Olaf Henkel. Ma con a capo un 33enne, Bernd Lucke, professore di macroeconomia ad Amburgo e dimessosi dalla CDU proprio a causa della politica di salvataggio dell’euro. Non sono pirati, né grillini “ai crauti”, solo gente libera che si oppone ai soccorritori tout court della moneta unica, ma pienamente impegnati nell’unificazione pacifica dell’Europa.

Un segnale, preciso e localizzato lì dove la moneta unica sta iniziando a fecondare dubbi e interrogativi, ai quali non si può replicare semplicemente come ha fatto Marchionne. Convinti che, dopo noiosi comizi e post su facebook di politicanti e presunti tali, sia arrivato invece il momento di guardare in faccia la realtà europea. Per prendere definitivi provvedimenti, pena il default “comunitario”.

Twitter@FDepalo

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