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Bilancio economico e sociale di Chávez

A metà degli anni ’70 il Venezuela è diventato un Paese molto simile all’Arabia saudita. La nazionalizzazione del petrolio ha regalato allo Stato una quantità incredibile di risorse. Purtroppo, questa abbondanza ha giocato contro il benessere della popolazione, si è scelto esclusivamente di  vendere petrolio, dimenticando la produzione dell’industria nazionale. Lo Stato si è impossessato di tutto. L’economia venezuelana è diventata meno produttiva e le conseguenze sono state devastanti. Oggi negli scaffali dei supermercati si trovano pochi prodotti, tutti importati: dal latte al pollo, dallo zucchero al dentifricio. Solo un terzo di quello che si consuma è prodotto in Venezuela.

Quando Hugo Chávez arrivò al potere nel 1999, circa il 50% della popolazione viveva in condizioni di povertà. Oggi l’indice di povertà estrema si è ridotto ma il 70% della popolazione vive in condizioni di precarietà, ovvero ha più potere di acquisto grazie ai sussidi sociali ma non ha lavoro e dipende dallo Stato. La burocrazia statale ha aumentato i suoi tentacolo: Chávez si è trovato 14 ministeri nel 1999, oggi ci sono 29.

Secondo l’ Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) nel 1998 il Venezuela produceva 3,5 milioni di barili al giorno e nel 2011 solo 2,4. Paradossalmente, l’assunzione di impiegati dell’impresa petrolifera dello Stato, Pdvsa, è aumentata da 32.000 lavoratori nel 1998 a 105.000 nel 2011. Il barile di petrolio non fa altro che aumentare e questo ha aumentato esponenzialmente la rendita.

In questi 15 anni al potere, gli incassi per la vendita di petrolio sono aumentati sette volte, l’assunzione degli impiegati pubblici si è duplicata e la spesa pubblica dipende assolutamente dall’esportazione del petrolio. Come ricorda il quotidiano venezuelano Tal Cual, l’industria privata si è dimezzata, la metà della forza lavorativa è nel settore informale.

Nonostante i soldi che sono entrato allo Stato, il governo venezuelano ha dovuto svalutare la moneta il 9 febbraio fa del 46,5%. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, l’indice d’inflazione più alto dell’America latina: 20,5% nel 2012. Il Fondo Monetario Internazionale prevede un aumento dell’inflazione nel 2013 di 28,8%.

Nel 1999 c’erano 11.000 aziende e adesso sopravvivono soltanto 7.000. Di queste, 1.163 compagnie sono state espropriate dallo Stato, circa 90% senza indennizzo. Il quotidiano spagnolo El Pais sostiene che la mancata sicurezza giuridica, le politiche di nazionalizzazioni e la riduzione del 40% della capacità energetica hanno spaventato gran parte degli investimenti.

Il confronto statistico più drammatico è quello degli omicidi: nel 1999 la criminalità ha ucciso 5898 venezuelani e nel 2012, invece, 21692. La conseguenza più drammatica di una Venezuela saudita sempre più povera.

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