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Grecia “incaprettata”: si ruba per fame, si procede a tentoni

C’è un paradosso (l’ennesimo) in questa crisi greca che, come una spirale incontrollata, non conosce né fine né flessioni: ed è la cecità compassata, ma pericolosamente generalizzata, con cui addetti ai lavori e non stanno gestendo il dossier Grecia. Il paese sta crollando sotto i colpi del terzo memorandum in tre anni, le banche boccheggiano, la disoccupazione schizza al 30% e fra i giovani è al 61%, le aziende elleniche chiudono, quelle tedesche aprono perché il costo del lavoro è ormai irrisorio, le famiglie si impoveriscono per via di una strada (imboccata da troika e governo) che non conduce alla salvezza. Ma in un altro tratturo sterrato e denso di pericoli, senza la benché minima idea di come uscire dal tunnel. Questo il passaggio più grave di tutta la faccenda. Ieri a Larissa ignoti hanno rubato un quintale di grappa e 360 chili di olio. In Italia molti nosocomi sono colpiti da furti di farmaci, ad opera del contrabbando di medicine, da destinare proprio ai presidi ellenici rimasti sguarniti.

Sarebbe giunto il momento che anche i media, oltre che al tecnoburocrati continentali, si rendessero conto una volta per tutte di come il fondo del barile non solo sia stato già toccato, ma non si dispone neanche più delle unghie per raschiarlo. E invece la troika prosegue nell’applicazione ideologica del memorandum, come se decidere oggi o fra tre mesi di licenziare 25 mila dipendenti pubblici potesse essere decisivo per sanare debiti miliardari contratti da trent’anni di politiche sciagurate e dall’ultimo memorandum da 53 miliardi che condanna all’impiccagione, pardon, all’incaprettamento, un paese già finito.

twitter@FDepalo

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