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Cresce la tensione tra Usa e Corea sul 38esimo parallelo

L’ultimatum nordcoreano di fatto è scaduto. E nonostante le minacce della dinastia dei Kim e dei suoi generali, Corea del Sud e Stati Uniti hanno dato inizio a esercitazioni militari congiunte che mettono in campo 13mila soldati, di cui circa 3.000 americani.

Key Resolve è la seconda fase di manovre che andranno avanti sino ad aprile, definite a scopo difensivo da Seul. Anche negli anni passati il regime aveva alzato il tono delle provocazioni in occasione delle esercitazioni. A cambiare il quadro è la minaccia nucleare con il test dello scorso 12 febbraio costato nuove sanzioni Onu contro i nordcoreani, approvate anche dallo storico alleato cinese.

La risposta di Pyongyang a Key Resolve è stato il taglio della linea di comunicazione diretta con Seul istituita nel 1971 e da allora già staccata per il crescere delle tensioni tra le due Coree almeno cinque volte. L’11 marzo è anche la data in cui il regime nordcoreano ha annunciato di dichiarare nullo l’armistizio del 1953 che in mancanza di un accordo di pace regola i rapporti tra sudcoreani e nordcoreani.

Scrive il quotidiano progressista Hankyoreh che affinché il cessate-il-fuoco sia considerato nullo, o sia emendato, serve il consenso di entrambe le parti. Così recita l’articolo 61 dell’accordo. Secondo l’articolo 62, invece, l’armistizio resterà in vigore sino al raggiungimento di un accordo di pace “appropriato”.

Rassicurazioni che tuttavia non cancellano la gravità della situazione nella penisola coreana, sottolineata oggi dal ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Byung-se, considerato uno degli padri della cosiddetta politica della fiducia verso il Nord, che non esclude il dialogo, benché condizionato. Posizione che non abbandona neanche in questi giorni di tensione: “Il mio obiettivo è tramutare tempi di scontri e incomprensioni in un’era di cooperazione e fiducia”, ha detto il numero uno della diplomazia del Sud.

Come dimostra anche una recente analisi di NK News, più dell’eventualità di un attacco nucleare, i sudcoreani temono l’esplosione di scontri nella zona demilitarizzata che divide a metà la penisola o il ripetersi di bombardamenti simili a quello del novembre 2010 sull’isola di Yeonpyeong, il più grave incidente dalla fine della guerra, che fecce quattro morti, di cui due civili.

Un rischio suffragato dai segnali di possibili esercitazioni nordcoreane. Nei giorni scorsi sono trapelate notizie sull’istituzione di una zona di interdizione al volo e alla navigazione a est e a ovest della penisola. Provvediementi che fanno paventare il rischio di lancio di missili. Non a caso nei giorni scorsi la stampa ufficiale nordcoreana ha mostrato il giovane leader e comandante supremo, Kim Jong-un, intento a ispezionare l’artiglieria di Pyongyang. Non sarà l’attacco nucleare preventivo minacciato nelle scorse settimane in un’escalation verbale. Ma è il segno che la situazione potrebbe sfuggire per calcoli fatti male.

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