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Europa e Mosca bocciano il piano B di Cipro

Inizia con un doppio rifiuto il tentativo di Cipro di trovare una strada alternativa, un “piano B” per il suo salvataggio finanziario. Dopo il sostanziale “niet” ricevuto a Mosca – dove il ministro delle Finanze Mihalis Sarris si è recato in cerca di aiuti alternativi a quelli, per ora preclusi, dell’Unione europea – si profila ora una bocciatura anche da parte della Troika di Commissione europea, Bce e Fondo monetario internazionale, sulle controproposte elaborate da Nicosia.

Ieri il Parlamento cipriota ha a sua volta bocciato un progetto di supertassa una tantum sui conti bancari, l’ormai famigerato “prelievo forzoso”, che sarebbe meglio definire come “confisca” sui conti, che in ambito di Eurogruppo era stato concordato per sbloccare un piano di aiuti da 10 miliardi di euro. Da questa tassa una tantum sui depositi bancari era atteso un gettito di 5,8 miliardi. Il mancato varo di questo provvedimento di fatto impedisce lo sblocco degli aiuti Ue.

Oggi Nicosia si è affrettata ad elaborare proposte alternative per cercare di raccogliere un ammontare di fondi equivalenti con altri sistemi. Il presidente Nicos Anastasiades ha concordato con i leader politici di affidare l’elaborazione di queste ipotesi ad un comitato di tecnici. Ma secondo le indiscrezioni raccolte da Dow Jones uno dei punti chiave del Piano B avrebbe immediatamente innescato le resistenze della Troika: l’ipotesi di convertire in titoli di Stato gli attivi dei fondi pensione ciprioti, con l’obiettivo di raccogliere circa 2,4 miliardi di euro.

Una “conversione forzosa” che sostituirebbe la confisca sui conti, ma che a differenza di quest’ultima provocherebbe un aumento del debito pubblico cipriota, che secondo Ue e Fmi è già a livelli insostenibili. E questo non è l’unico provvedimento che i ciprioti si vedrebbero cassare. Intanto con il quadro che si complica e la tensione che non scema, le autorità hanno deciso di prolungare fino a martedì la chiusura degli sportelli bancari. Il tutto esacerbando i nervi già a fior di pelle di tutti coloro che vi hanno depositato fondi.

Si teme alla riapertura scatti una fuga di capitali di proporzioni drammatiche, e anche per questo le autorità studiano provvedimenti restrittivi. L’economia rischia la paralisi e il governo si è riunito in una seduta di emergenza.

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