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Se dietro al battibecco Travaglio-Grasso c’è Caselli

Le parole di fuoco scambiate ieri sera a Servizio Pubblico tra Marco Travaglio e Pietro Grasso non sono solo un battibecco tra un giornalista e un politico che ha fatto rapidamente il giro del web. Dietro le accuse lanciate al neo eletto presidente del Senato dal vicedirettore del Fatto Quotidiano ci sono le dinamiche interne alla Procura di Palermo. Per questo, risuonano oggi illuminanti le parole di Giuseppe D’Avanzo, il giornalista di Repubblica morto due anni fa, che quel mondo lo conobbe da vicino.

In un articolo del 2007, che sta girando in rete, la firma del quotidiano diretto da Ezio Mauro parla dell’”odio fratricrida” che attraversava la procura di Palermo contrapponendo, “per semplificare – i protégés di Gian Carlo Caselli e la tribù di Pietro Grasso”, cioè il procuratore di Palermo dal 1993 al 1999 e il suo successore, oggi seconda carica dello Stato. A scontrarsi, scrive D’Avanzo, erano due modi di intendere la lotta a Cosa Nostra.

Con Caselli, ci “fu il tentativo, per usare la formula di un storico come Salvatore Lupo, di rappresentare una coincidenza tra la gerarchia del potere ufficiale e la piramide del potere criminale o ‘meglio la raffigurazione di un’unica gerarchia del potere che tutto controlla e tutto decide, opportunamente sintetizzata nelle figura del maggiore e più discusso leader politico italiano’”. Con l’arrivo di Pietro Grasso le cose cambiano: “sembra credere che un’interpretazione della mafia come “superpotenza della storia siciliana” sia una semplificazione che può indurre in molti errori. Intuisce che il “modello Provenzano” sia il ritorno a una concezione più modesta del ruolo di Cosa Nostra così efficace da riuscire nell’impresa non scontata e inedita di controllare i conflitti interni. Progetta con i suoi collaboratori (Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino, Maurizio De Lucia) un lavoro più pragmatico. Ignora dunque le suggestioni del “gioco grande”. Capovolge il metodo. Preferisce concentrarsi realisticamente sugli indizi a disposizione, per ordinari e grossolani che siano”.

In poche parole, ciò che ha detto ieri sera Travaglio quando ha accusato Grasso di essersi sempre “tenuto lontano dalle inchieste sugli intrecci tra mafia e politica” e di aver preso pubblicamente le distanze da Caselli ai tempi della procura di Palermo. Il giornalista a Servizio Pubblico ha poi ricordato il sostegno di Berlusconi a Grasso e la vicenda della nomina all’Antimafia. E su questo tema si è espresso oggi il grande rivale di Grasso, quello stesso Caselli che lo aveva preceduto in Sicilia. Intervistato da Affari Italiani, Caselli ricorda come fu una legge incostituzionale a favorire Grasso per quella nomina nel 2005.

 

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