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Freedom Flottilia: le scuse di Israele alla Turchia

Israele e Turchia hanno fatto un passo verso la normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha telefonato al suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, porgendo le scuse per l’uccisione di nove pacifisti, di cui otto turchi, nel raid delle teste di cuoio dello Tsahai a maggio del 2010 contro la Freedom Flottilia. Le vittime erano a bordo della Mavi Marmara una delle navi della Flotta della libertà che tentava di rompere il blocco navale su Gaza e portare aiuti umanitari ai palestinesi nella Striscia.

Le scuse ad Ankara sono un risultato concreto della visita del presidente statunitense Barack Obama in Israele. Ad annunciare la telefonata era stata una nota della Casa Bianca prima della partenza del capo di Stato Usa per la Giordania, ultima tappa del suo tour mediorientale.

“Gli Stati Uniti danno profondo valore alle strette partnership con la Turchia e con Israele. Diamo grande importanza al ripristino di relazioni positivi tra i due Paesi nell’interesse della pace e della sicurezza regionale”, si legge nella nota di Obama, fiducioso sull’esito positivo del colloquio tra i due.

Le scuse, accettate da Erdogan, erano la condizione posta da Ankara per la ripresa delle relazioni e per abbandonare le misure prese contro l’esercito israeliano: quattro ex alti ufficiali sono sotto processo in un procedimento che il governo israeliano definì “una farsa”. I

l tragico assalto alla Mavi Marmara portò nel settembre 2011 all’espulsione dell’ambasciatore israeliano e al congelamento della cooperazione in ambito militare dopo la pubblicazione del rapporto Onu sui fatti del maggio 2010. I risultati riconoscevano che i soldati incontrarono a bordo “una resistenza organizzata”, ma sottolinarono come “la decisione israeliana di abbordare i vascelli così lontano dalla zona del blocco (il blitz avvenne infatti in acque internazionali, a 72 miglia dalla costa) e senza alcun segnale finale di avvertimento prima dell’abbordaggio, appare eccessiva e irrazionale”. I due Paesi mantennero comunque relazioni commerciali.

Netanyahu, ricorda una nota del governo Israeliano, ha chiarito che quanto accaduto sulla Mavi Marmara non fu intenzionale, scusandosi per gli errori nell’operazione. Fino a oggi Israele si era semplicemente detto dispiaciuto per le morti degli attivisti turchi. Come nota il Guardian, fuatore della linea di fermezza fu in particolare l’ex ministro degli Esteri, Avigord Lieberman, che lo scorso luglio definì la missione degli attivisti una provocazione e un diritto di Israele quello di difendere le vite dei propri soldati. Al momento il falco della passata amministrazione è però fuori gioco per un’inchiesta per frode.

Per Erdogan si tratta del secondo accordo politico di rilievo in due giorni dopo l’annuncio ieri dal carcere del leader del Pkk, Abdullah Ocalan, di una tragua che lasci la risoluzione della questione curda alla politica.

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