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Chi pagherà il salvataggio di Cipro

A pagare per gli errori delle banche cipriote non saranno lo Stato e suoi i contribuenti, ma gli azionisti delle banche stesse e i grandi patrimoni, spesso detenuti da non residenti russi e di dubbia provenienza (evasione fiscale o riciclaggio). E’ questa la vera novità dell’intesa raggiunta rispetto al primo accordo che era stato firmato dall’Eurogruppo.

Attorno alle due di questa mattina l’Eurogruppo ha finalmente raggiunto un nuovo accordo politico sul piano di salvataggio e di assistenza finanziaria per Cipro.

Il futuro delle due maggiori banche

Per quanto riguarda le due maggiori banche del Paese, entrambe in crisi, l’accordo prevede ora che Laiki sia trasformata in una bad bank, da liquidare progressivamente, mentre i suoi attivi e tutti i suoi depositi inferiori a 100.000 euro verranno conferiti alla Banca di Cipro, che a sua volta sarà pesantemente ristrutturata.

Chi pagherà la ristrutturazione bancaria

In entrambi i casi, a sostenere le perdite o i costi della ristrutturazione e ricapitalizzazione non saranno i contribuenti o i piccoli risparmiatori, ma gli azionisti delle stesse banche, i detentori delle loro obbligazioni, e ove necessario anche i titolari dei depositi oltre i 100.000 euro.

Le modifiche rispetto al primo accordo
Una soluzione radicalmente diversa da quella che era stata approvata all’unanimità dallo stesso Eurogruppo una settimana fa, scatenando reazioni estremamente negative in tutta Europa: perché mirava a salvare le banche drenando i capitali con un prelievo forzoso su tutti i depositi dell’Isola (anche quelli sotto la soglia dei 100.000 euro, che sono garantiti in virtù della legislazione dell’Ue) senza toccare gli interessi degli azionisti.

Risultato più equo

Dopo questo grave errore, e grazie alla bocciatura del Parlamento cipriota, i ministri delle Finanze dell’Eurozona hanno avuto una seconda opportunità, e questa volta hanno ottenuto un risultato sicuramente migliore, più equo e più efficace. Questa volta, le somme depositate sotto i 100.000 euro – chiamate ora “depositi assicurati” proprio a causa della copertura data dalla garanzia europea – non verranno toccati. A pagare per gli errori delle banche cipriote (o per le troppo generose remunerazioni dei capitali depositati, fino al 5%) non saranno lo Stato e suoi i contribuenti, ma gli azionisti delle banche stesse e i grandi patrimoni, spesso detenuti da non residenti russi e di dubbia provenienza (evasione fiscale o riciclaggio).

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