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Chi si oppone al progetto di libero scambio Ue-Giappone

La prima intesa c’è. Giappone e Ue hanno dato il via all’avvio dei negoziati per la firma dell’accordo di libero scambio (Fta) tra le due macroaree. Ma nonostante gli auspici dell’annuncio, il piano sembra più che ambizioso. Se il Giappone resta uno dei Paesi con le più forti barriere all’import, il tavolo delle trattative dovrà resistere alle pressioni delle case automobilistiche europee, scettiche sui vantaggi reali che l’accordo potrebbe comportare per il settore, e a quelle delle corporazioni nipponiche, decise a tutelare la loro posizione nel mercato.

Le dichiarazioni dei leader

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe e i presidenti del Consiglio europeo e della Commissione europea, Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso, hanno discusso del piano in una conversazione telefonica. “I leader hanno deciso di avviare i negoziati per un accordo sulla cooperazione politica ed economica”, hanno spiegato, aggiungendo di prevedere “l’inizio dei negoziati ad aprile ed esprimendo la volontà di concludere l’intesa prima possibile”.
Bruxelles e Tokyo vogliono un rafforzamento delle loro relazioni commerciali che rappresentano un terzo degli scambi mondiali, ma che sono ostacolate da regolamentazioni nazionali che spesso precludono l’accesso agli stranieri.

La trattativa europea per la creazione di un’area di libero scambio con il Giappone, si aggiunge dunque a quella, comunque difficile, con gli Usa.

Il valore dei due marcati

Il primo round di trattative formali, previsto ad aprile, darà il via ad un triennio di difficili negoziazioni in cui il Giappone tenterà di guadagnare una quota ancora più forte del mercato europeo, da 500 milioni di clienti, in cui riversare auto, elettronica ed investimenti. L’Europa, sottolinea Reuters, spingerà invece sui settori più redditizi del mercato giapponese, come quelli alimentare e delle ferrovie. Il Giappone, la terza economia del mondo, è il settimo mercato per l’export europeo, per un valore totale di 69 miliardi di euro di merci vendute a Tokyo nel 2011.

Le tariffe giapponesi sull’import europeo

Tokyo ha già tariffe bassissime o prossime allo zero sull’import europeo, senza dazi su auto, whisky scozzese e cognac francese, perciò, in realtà, sarà l’Europa a dover modificare le discipline settoriali, dalla musica alle auto. Abe ha già dimostrato la sua volontà di collaborazione permettendo a due società europee di unirsi per presentare un’offerta per un appalto per le ferrovie di Tokyo.

Le riforme di Abe

La decisione di Abe sulla Trans Pacific Partnership, che punta a togliere le barriere tra Asia, Stati Uniti e Australia, è un altro tentativo di aprire l’economia giapponese, smantellando corporazioni ossigenate dall’impostazione protezionista, e creare le condizioni per uscire dallo stallo economico in cui si trova il Paese.

Lo scetticismo europeo

Ma le critiche al piano arrivano anche dal mondo produttivo europeo. “Siamo più che scettici. Non c’è un singolo produttore automobilistico straniero in Giappone, il che significa che non ci sono possibilità di entrare realmente in quel mercato”, ha detto a Reuters il vice presidente per le relazioni istituzionali di Ford, Stephen Biegun.

La differenziazione degli standard

Al primo sguardo, il mercato europeo è più protetto di quello giapponese, con una tariffa del 10% sulle auto nipponiche importate e del 22% sui camion. Ma le case europee sostengono che numerose barriere ostacolino l’export verso il Paese asiatico. Una di queste consiste nell’uso di specifici standard ambientali e sulla sicurezza, diversi da quelli adottati da Bruxelles, che causano un incremento dei prezzi e del tempo necessario per l’approvazione delle merci importate nel Paese.

Lo svantaggio per le case francesi ed italiane

Un altro contenzioso riguarda la categoria giapponese di auto “leggere”, che beneficiano nel Paese di sgravi fiscali. Ma i criteri decisi per la definizione della categoria tagliano fuori le utilitarie europee, escluse per dimensioni o per cilindrata. Queste regole infastidiscono in particolare la Francia e l’Italia, i cui produttori automobilistici sono specializzati in utilitarie e combattono con una forte concorrenza straniera nei mercati interni, già in crisi. Le immatricolazioni hanno infatti registrato il calo più forte degli ultimi 23 anni a febbraio. Ai negoziatori europei è stato detto di far saltare il tavolo delle trattative di qui ad un anno se il Giappone non dovesse mostrare volontà sufficiente nell’abbattere le barriere all’import.

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