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Monti e le domande senza risposta sui marò

Nel suo intervento alla Camera, il premier Mario Monti ha fatto un resoconto della vicenda dei marò. Un ricostruzione dei fatti che hanno catturato l’attenzione dei media e hanno teso i rapporti tra l’India e l’Italia. Monti però non ha detto nulla che non sia apparso sulle prime pagine dei giornali.

“La corte suprema indiana, in maniera contraddittoria e senza adeguata motivazione rivendicava la giurisdizione indiana anche nella zona’ dove si è svolta la vicenda, violando la convenzione sui diritti del mare del 1982″, ha spiegato Monti.

Il governo, secondo il premier, aveva ”prontamente agito per avviare consultazioni con il governo indiano per arrivare a una procedura arbitrale” sulla vicenda dei due marò che avrebbe potuto ”sciogliere in una sede neutra il nodo più difficile, quello della giurisdizione ma c’è stata chiusura da parte indiana”.

L’India è “un partner economico e commerciale di primaria importanza”, ha detto Monti, ma non vi sono stati “scambi o accordi riservati” con New Delhi riguardo ai due marò. Il premier ha ricordato una conversazione con Massimiliano Latorre, il quale gli ha detto che “rispettiamo il capo di Stato, rispettiamo lei e il ministro De Paola. Ma la situazione in Italia sta cambiando”. Monti aveva promesso al militare di portare il caso in Parlamento “perché è il livello più alto e più durevole” in Italia.

Quello che Terzi non ha fatto

Su un aspetto si è dilungato Monti nel suo intervento: l’amarezza per l’atteggiamento del ministro Terzi. Secondo quanto ha detto nell’intervento alla Camera, il ministro degli Esteri non solo era d’accordo sulle scelte ma non ha mai manifestato il suo dissenso né ha fatto alcun accenno alle dimissioni di ieri. Per avere una conferma basta vedere – ha aggiunto Monti – la stampa italiana e la lunga intervista che Terzi ha rilasciato al quotidiano Repubblica. ‘La puntuale ricostruzione dei fatti e del percorso che ha ispirato l’azione del governo, è stata pienamente condivisa dall’allora ministro Terzi, come da lui stesso pubblicamente affermato, basta vedere numerose dichiarazioni alla stampa”, ha detto Monti.

“Sono rimasto stupefatto per quello che il ministro ha fatto e quello che non ha fatto. Ciò che ha fatto: dare le dimissioni qui. Non al capo di Stato né al presidente del Consiglio… Ma soprattutto quello che non ha fatto: non mi è stato detto nulla sulle dimissioni, né alle riunioni dei ministri e neanche nella riunione nel mio ufficio. L’obiettivo non è quello di modificare una decisione… Il suo vero obiettivo è un altro e si vedrà”, ha detto il premier. Un’allusione ai fini politici o partitici della scelta di Terzi?

Monti ha ricordato che a novembre del 2011 ha accettato un ruolo istituzionale che non voleva ricoprire. “È stato il mondo politico, in difficoltà, a insistere”, ha detto. Dai banchi qualcuno ha urlato che nessuno lo aveva costretto a candidarsi, mentre in Aula molti posti sono rimasti vuoti.

Soprattutto nelle file del Pdl. Come ieri, nelle tribune c’era una presenza significativa, quella dei colleghi militari di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò che ora – mentre il mondo politico discute in Parlamento – sono in India in attesa di una condanna.

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