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Tares e non solo. Ecco le imposte che strangolano le aziende e i consigli utili per evitare il disastro

L’Italia morirà soffocata dalle tasse, e ad essere maggiormente penalizzati saranno i contribuenti onesti, che si trovano a fare i conti con una manovra fiscale insostenibile. Inoltre con lo stallo politico si rischia danni collaterali. A lanciare l’appello, in una conversazione con Formiche.net, è Claudio Siciliotti, ex presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili. Le priorità? Un intervento immediato su spesa pubblica, debito, evasione e tasse, puntando sull’abolizione dell’Irpef, fino al secondo scaglione, per gli under 30.

Il taglio della spesa pubblica

“Affrontare questi quattro temi è un bisogno di tutti – sottolinea -. La spesa pubblica va tagliata ed è un processo che richiederà tempo. Sebbene il governo Monti sia stato prontissimo nell’inasprimento della pressione fiscale, la stessa reattività non si è vista nella spending review, con tagli insufficienti. C’è bisogno di un ripensamento dell’intera macchina statale. Ci sono stipendi da capogiro, ma il problema non sono tanto le cifre. Quello che mi scandalizza è il numero delle persone che ricevono paghe simili. L’abolizione delle province, ad esempio, è diventata un tormentone. Va fatta? E allora procediamo. Ne va dell’immagine del Paese, che invece rimane bloccato mentre scorre tempo prezioso. La riduzione della spesa strutturale infatti è il primo aspetto da affrontare, attraverso cui si potrà ridurre la pressione fiscale. Di certo non la si potrà abbassare puntando sui ricavi della lotta all’evasione”.

Una pressione fiscale da record

Ci ritroviamo alla vigilia di due aumenti, quello dell’Iva e della Tares. Ufficialmente – spiega Siciliotti – si parla di una pressione del 45% circa, ma quella reale, secondo la stima del centro studi dei dottori commercialisti, tocca il 54%. Se ufficialmente siamo al terzo posto nella classifica mondiale dei Paesi con la tassazione più alta, dietro a Svezia e Danimarca, in realtà possiamo ritenerci primi nella lista che si basa sulla pressione reale. Il valore ‘ufficiale’ infatti deriva dal rapporto tra tasse e Pil, ma nel Pil si computa anche una quota di sommerso. E non è credibile che Svezia e Danimarca abbiano un sommerso come il nostro, che tocca i 200-300 miliardi. Non a caso siamo il secondo Paese al mondo, dopo la Grecia, per evasione fiscale. Anche se per combattere il problema gli strumenti necessari ci sono tutti”.

L’eredità del governo Berlusconi

Tutta colpa di Monti? “Il governo Berlusconi nell’estate 2011 ha contabilizzato 20 miliardi di entrate, provenienti dall’evasione, prevedendo che in alternativa si sarebbe proceduto con tagli alle agevolazioni, senza definirli. Monti quindi ha solo messo nome e cognome a quei 20 miliardi, scegliendo la via più facile: l’aumento della pressione su carburanti, casa, e Iva. La mancanza del governo tecnico è arrivata nel Cresci Italia”, osserva.

L’abolizione dell’Irpef per gli under 30

Una misura che secondo Siciliotti andrebbe adottata è “la completa detassazione dei redditi da lavoro fino al trentesimo anno di età, fino al secondo scaglione Irpef a 27mila euro. E’ un fatto morale. Abbiamo addossato ai giovani una quota di debito che non hanno creato. Per i 2,3 milioni di lavoratori under 30, il minor gettito derivante da una misura simile ammonterebbe a 8miliardi di euro. E’ una cifra importante che potrebbe trovare copertura tagliando dell’1% la spesa pubblica, o usando i 2/3 di quanto annualmente è recuperato con la lotta all’evasione fiscale, che nel 2011 ha fruttato 12,7 miliardi. Il recupero dell’evasione dovrebbe infatti essere destinato all’abbassamento delle tasse per i contribuenti onesti e per i giovani che sono stati ingiustamente penalizzati, in modo, oltretutto, da agevolare anche i genitori che se ne fanno carico spesso fino a tarda età”.

Il ritardo del pagamento dei debiti della Pa

E il nodo del pagamento dei debiti alle imprese? “E’ il segnale di una politica che non decide mai – sbotta Siciliotti -. Non si tratta di quattro giorni in più. I commercialisti ne parlano da quattro anni. Quattro anni di ritardo nel capire le cose”. Come muoversi con i vincoli del Patto di stabilità? “Il problema non è tanto questo, ma il fatto che gli enti locali impegnino spese che sforano le loro possibilità. Molti comuni infatti contabilizzano residui attivi, crediti che non incasseranno mai, a fronte dei quali promettono spese che non saranno mai in grado di saldare. Quello che serve è velocità e serietà”.

Il taglio del debito

Il taglio del debito, che ha sfondato quota 2mila miliardi di euro con un Pil sempre in calo, “è un programma di lungo periodo che va fatto dimettendo i beni statali. Da dove partire? Dalle partecipazioni statali nelle società quotate, di certo non dalla caserma di paese. Ben venga in questo senso l’azione della Cassa Depositi e Prestiti. Il problema è che si vuole mantenere il potere di nomina su questi gruppi importanti. Sinceramente, io non vedo piani concreti”, conclude l’esperto.

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