Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Le sfide del prossimo direttore Wto

La crisi economico-finanziaria frena i commerci internazionali e spinge i Paesi a riesumare politiche protezionistiche per tutelare le loro economie, sotto la spinta di lobby che si fanno sempre più forti man mano che si restringono i privilegi di cui hanno approfittato in periodi floridi. Ecco perché la cooperazione internazionale assume un ruolo ancora più importante. A partire da questo mese, i 159 Paesi dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) cominceranno a selezionare un nuovo direttore generale. Invece di procedere con la solita prassi basata su valutazioni personali e della nazionalità, i nove candidati dovranno rispondere a precise domande sul loro orientamento e sui programmi per l’Omc.

Le sfide del prossimo direttore generale

Pascal Lamy, il direttore generale attuale, ha condotto ogni sforzo per completare il Doha round sul commercio mondiale. Ma l’accordo, cui si è cominciato a lavorare nel 2009, è naufragato tra le divergenze tra Paesi sviluppati ed Emergenti. Il rischio, con uno stallo simile, è che il ruolo del Wto sia marginalizzato. Le trattative infatti si stanno spostando in altre sedi, con l’annuncio dei negoziati per un accordo commerciale Usa-Ue. Il prossimo dg dovrà riuscire a modernizzare le intese multilaterali. Gary Hufbauer e Jeffrey Schott del Peterson Institute hanno stilato cinque domande per il nuovo direttore generale.

Il sostegno alle economie più deboli

Prima di tutto, si legge sul Financial Times, il successore di Lamy spingerebbe per un piccolo pacchetto di benefit speciali, attingendo da quanto già deciso a Doha, per I Paesi più poveri? Gli anni di lavoro hanno identificato accordi, a partire dalla rimozione di tariffe su quasi tutte le esportazioni dei Paesi meno sviluppati, che rappresentano meno dell’1% del commercio mondiale.
Date le prospettive degli scambi agricoli, con uno spostamento dal surplus cronico ad un aumento della domanda, il Wto dovrebbe bloccare i sussidi all’esportazione in questo settore ed esonerare l’aiuto umanitario dai controlli sull’export. Un pacchetto simile sosterrebbe le economie più deboli, e dimostrerebbe che il Wto sa ancora fare business.

Un trattato sui servizi

Secondo, il nuovo dg incoraggerebbe il completamento di un accordo sui servizi che offra liberalizzazione reciproca alle economie che vogliano prendere parte? Il commercio di servizi sta diventando sempre più importante per stimolare la produttività nei Paesi in via di sviluppo che cercano di evitare la “middle-income trap”, (il blocco del livello di reddito medio pro capite), e per abbassare i costi dello sviluppo delle infrastrutture di base.

Accordi zero-for-zero

Terzo, si appoggerebbero gli accordi plurilaterali zero-for-zero che prevedono l’eliminazione di tariffe o barriere per settori?

Le società partecipate

Quarto, il nuovo capo del Wto farà pressione affinché i requisiti delle società partecipate siano in linea con i principi dell’organizzazione? L’importanza crescente dei gruppi statali nell’economia mondiale, nei servizi finanziari, nelle tlc, nell’acciaio, nelle industrie chimica e energetica, richiede nuove regole che non svantaggino le imprese private nel confronto con la concorrenza statale.

La collaborazione con il Fmi

Infine, avvierà delle discussioni con il Fondo monetario internazionale sull’applicazione delle regole esistenti tra le due organizzazioni contro la manipolazione dei cambi? Considerando l’aggressività delle politiche monetarie durante la crisi finanziaria e i rischi di svalutazioni competitive, le organizzazioni internazionali non devono trascurare le loro responsabilità su questo tema. Se fallisce il multilateralismo, prevarrà l’unilateralismo. Il Brasile ha già lanciato il suo appello.

I rischi per il commercio internazionale

I membri del Wto devono affrontare i temi all’ordine del giorno nel commercio internazionale, anche se non ci fossero ancora risposte comuni. Se gli Stati non selezioneranno un leader con un’agenda vera e concreta, la diplomazia brancolerà nel vuoto e i negoziati in corso rimarranno impigliati nella rete degli interessi nazionali.

×

Iscriviti alla newsletter