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Nordcoreani via da Kaesong

La Corea del Nord ha deciso di sospendere temporaneamente le attività nel complesso industriale misto di Kaesong. Tutti gli oltre 53mila nordcoreani impiegati in 123 società sudcoreane dovranno lasciare l’area considerata uno dei risultati della politica di distensione tra le Coree della prima parte degli anni 2000.

In mattinata un alto funzionario del regime aveva fatto visita al complesso. La tensione attorno all’area industriale era alta da metà della scorsa settimana, quando i nordcoreani bloccarono l’accesso ai lavoratori sudcoreani e ai veicoli. Una ritorsione contro le analisi che sottolineavano la riluttanza del regime a colpire un esperimento considerato di primaria importanza per la propria economia e per procurarsi valuta estera, grazie alla cresta sui salari degli operai.

Attualmente sono ancora 500 i cittadini sudcoreani a Kaesong, in territorio nordcoreano, distante circa 10 chilometri dalla zona demilitarizzata che separa Nord e Sud della penisola coreana. Nei giorni scorsi diverse società avevano lamentato rischi per la produzione vista la mancanza di materiali che non potevano arrivare fino all’area.

La decisione di Pyongyang arriva in una giornata aperta dal balletto del governo sudcoreano sull’ipotesi che il regime si stia preparando per un quarto test nucleare. Davanti ai parlamentari era stato il ministro per la Riunificazione, Ryoo Kihl-jae, a parlare di un aumento delle attività nel sito di Punggye-ri. Il traffico di veicoli e le attività sembrano normali, ha replicato a stretto giro il ministero della Difesa. Una posizione che, riportata Voice of America, ha costretto il collega alla Riunificazione a una parziale marcia indietro.

La notizia sul destino di Kaesong ha colto lo stesso Ryoo nel mezzo della sua audizione parlamentare, con l’opposizione che ha chiesto l’invio di un rappresentate speciale a Pyongyang per trattare sulla risoluzione della crisi che ha conosciuto un crescendo di provocazioni e minacce dal test nucleare di febbraio. Una soluzione che secondo il ministro rischia di non dare risultati concreti.

Intanto ieri un avvertimento seppur indiretto contro il regime era arrivato dall’alleato, sebbene sempre più freddo, cinese. Intervenuto al Forum di Boao, sorta di Davos cinese, il presidente Xi Jinping ha ammonito che a nessuno sarà concesso di portare la regione e il mondo intero nel caos per interessi propri. Nessun riferimento diretto alla Corea del Nord, ma è proprio come rivolto a Pyongyang che il messaggio è stato interpretato.

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