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Nichilismo e corruzione

In una società liquida, senza responsabili e senza leader, che continua inesorabilmente a disciogliersi, ego ipertrofici ed ego auto riferiti si rincorrono e si scontrano a dispetto della crisi e dei dolori di un popolo offeso. Le persone normali fanno i conti con un’autostima dissolta dalla perdita di valori e dalle conseguenze della crisi, e i presunti risolutori di questioni essenziali dovrebbero farsi curare, o svuotare, da psicoanalisti capaci di eliminare eccessi distruttivi. Ridare senso di realtà a chi ha ingurgitato troppa sicumera e una tremenda e concupiscente hybris, gente incapace di farsi carico, per servizio, di pesi importanti, di governare con buon senso, con responsabilità e ardore. Troppo assorti ad auto compiacersi e imbrigliati da veti inintelligibili, da incapacità manifeste, che da soli non riconoscono. In questo scenario cupo ci sono i sodali che, più mediocri dei loro capi, si affannano alla ricerca di consensi, di più o meno lungo periodo, per giustificare a se stessi l’innamoramento di un capo che sanno essere finito e che trascinerà giù nell’oblio le loro velleità.

In una situazione come questa Bersani e Berlusconi si incontrano in segreto, scoperti solo dopo dai cronisti parlamentari confusi e depressi a causa dei grillini festanti e occupanti, come i violinisti del Titanic.
In un Sistema globale, aperto e in continuo movimento, potremmo forse essere contenti che senza un Governo lo spread perde punti e la Borsa guadagna: molti commentano che è solo un caso, di sicuro non durerà. La crisi che attanaglia il nostro Paese e l’Europa ha diverse radici e tanti colpevoli: c’è una guerra che viene combattuta ogni giorno, e senza che mai ci sia stata una dichiarazione ufficiale. Questa guerra nascosta fa vittime, non tante come quelle dei missili, e restano quasi invisibili come invisibile sono le macerie che si continua ad accumulare in questo Paese. Macerie fatte di odio e di mancanza di speranza, di autosufficienza e di corruzione. Corruzione, intesa come atteggiamento profondo e anche inconscio. Papa Francesco illumina, da una nuova prospettiva, l’atteggiamento della corruzione. Il Vescovo di Roma, nel suo libro Guarire dalla corruzione, scrive che “alla radice di qualunque atteggiamento corrotto c’è una stanchezza per la trascendenza: di fronte a Dio che non si stanca di perdonare, il corrotto si erge come autosufficiente nell’espressione della sua salvezza”. Questa immanenza della propria autosufficienza diventa col tempo uno stile naturale. Pur riconoscendone a volte l’eccesso, in sprazzi di consapevolezza, la corruzione, simulando e giudicando, gioca a favore solo di se stessi e del proprio trionfalismo, celando a se stessi l’incapacità di governare. “Nella cultura della corruzione c’è molta sfacciataggine, benché in apparenza ciò che viene ammesso nell’ambiente corrotto sia fissato in norme severe dalle tinte vittoriane”, prosegue il Santo Padre nel suo libro. È arrivato il momento in cui ogni parte politica consideri le conseguenze della sua propria sfacciataggine e smetta i panni dell’autosufficienza per prendere parte responsabilmente alla soluzione dei problemi del nostro Paese. E questo di certo non può essere fatto se si propone per la più alta carica dello Stato, una figura, come quella della Bonino, che ha una storia ricolma di irriverenza nichilista. Con un Presidente del genere è improbabile che si possa dar luogo ad una nuova fase di riconciliazione costituente, necessaria per ristrutturare il Paese per le sfide che l’attendono.

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