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Altre manovre finanziarie? Il Corriere vede e prevede…

manovrina

Italia contagiosa? Non contagiosa? Il premier Mario Monti ha fatto sentire la sua voce ieri, contestando le accuse contro il Paese mosse dal vicepresidente della Commissione europea Olli Rehn. Ma intanto, per evitare ogni possibilità di peggioramento della crisi, la stretta fiscale e i tagli alla spesa pubblica continuano, come è stato deciso con il Def presentato dal governo negli scorsi giorni. E con il documento sono arrivati anche i timori per il rischio di incorrere in una nuova manovra di finanza pubblica, ipotesi più volte rilanciata e smentita dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli. L’allarme però lo lancia oggi il Corriere.it.

Nuove manovre

“Dal 2015 – scrive Roberto Bagnoli – saranno necessarie nuove manovre perché l’Imu sulla prima casa è destinata a scadere così come l’aumento dei moltiplicatori con cui si calcola la rendita catastale. E poi da conteggiare altri due miliardi all’anno in più dopo la bocciatura della Corte costituzionale a nuovi ticket sanitari. Ma il prossimo governo, anche se il Def (Documento di economia e finanza) non lo dice, rischia di dover varare una manovra anche per quest’anno per coprire una serie di spese, dalla cassa integrazione alle missioni militari all’estero”.

Il nodo dell’Imu

“La versione definitiva del Def approdato ieri in forma definitiva con centinaia di pagine e tabelle è decisamente meno rosea delle anticipazioni. Nel testo – prosegue il Corriere della Sera – si prospetta chiaramente il ricorso a nuovi interventi che variano di intensità a seconda che l’Imu venga confermata o venga abolita. Nello specifico, per proseguire un calo tendenziale dell’indebitamento e per mantenere il pareggio di bilancio strutturale, si parla di manovre per 20 miliardi nel triennio 2015-2017 se l’attuale imposizione sulla casa viene confermata, se invece salta come molte forze politiche vanno sostenendo, le manovre schizzano a 60 miliardi. Tutto questo senza tener conto delle griglie imposte dal fiscal compact che ci impone di ridurre il debito pubblico di un ventesimo all’anno a partire dal 2015”, conclude.

I dati illustrati da Monti

“Per la crescita – ha detto Monti illustrando il Def – non ci sono sostituiti alle riforme strutturali, il Def stima che le riforme del 2012 in Italia porteranno a una crescita cumulata aggiuntiva di 1,6 punti percentuali nel 2015 e 3,9 punti nel 2020. Senza queste riforme il Paese sarebbe rimasto nelle secche di crescita zero: è solo con le riforme che si accenda speranza di crescita”. Tuttavia, ha sottolineato, “contiamo che il Paese potrà fare anche meglio delle previsioni contenute nel documento”.

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