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Le stragi di bambini tra Boston, Roma e Iraq

Il bilancio delle due esplosioni avvenute ieri vicino al traguardo della maratona di Boston parla di tre morti e 130 feriti. Ma “Oltre i numeri ci sono le storie delle persone”, commenta l’Osservatore romano’ in un articolo di cronaca di prima pagina intitolato ‘La primavera infranta’.

“Come quella – prosegue il quotidiano della Santa Sede – del piccolo Martin Richard, di otto anni, morto mentre correva al traguardo per abbracciare il padre. O come quelle dei figli di Liz Norden, due giovani investiti dalle esplosioni che hanno entrambi subito l’amputazione di una gamba. Le loro vicende – indipendentemente dalla matrice degli attacchi – sono uguali a quelle di altre piccole vittime: come Stefano Gaj Taché, assassinato a soli due anni nell’attacco al Tempio maggiore di Roma, o come Malala, colpita in Pakistan dai talebani. O come gli alunni della scuola elementare Al Khifah in Iraq, rimasti uccisi in un attacco dinamitardo nel marzo dello scorso anno. Tutte vite agli albori spezzate o segnate dal terrorismo, per follia o per freddo calcolo politico”.

“Adesso – sottolinea l’Osservatore romano – gli Stati Uniti si sentono nuovamente sotto attacco e si interrogano sulla matrice degli attentati. Così come affermato dal presidente Barack Obama, non si sa ancora se l’azione sia da attribuire al fondamentalismo islamico o sia da privilegiare la pista interna, legata a gruppi estremisti come quelli che il 19 aprile 1995 fecero saltare in aria un edificio federale a Oklahoma City, provocando 168 morti e 680 feriti. Alla guida delle operazioni gli agenti dell’Fbi, che in una breve conferenza stampa hanno ribadito come siano in corso ‘indagini criminali, potenzialmente nell’ambito del terrorismo’”.

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