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Perché le imprese festeggiano per il voto del Parlamento Ue sul clima

Stavolta ha vinto il Parlamento europeo, e con esso gli industriali del Vecchio Continente che, in questo periodo critico, avrebbero potuto difficilmente sopportare il carico di nuovi costi per il rispetto dei parametri ambientali imposti da Bruxelles. Infatti la proposta della Commissione europea, che aveva l’obiettivo di ritirare dal mercato 900 milioni di quote di emissione di CO2 allo scopo di alzarne il prezzo, avrebbe infatti appesantito l’industria europea e fatto gongolare i concorrenti delle imprese europee. Del rispetto dell’ambiente se ne riparlerà più in là, con la speranza di avere le tasche più piene.

I dati

“La decisione del Parlamento – spiega Beda Romano sul Sole 24 Ore – ha provocato un calo dei titoli sull’Emissions Trading System (Ets), il mercato sul quale le imprese possono scambiarsi permessi di inquinamento. Il prezzo di una tonnellata di CO2 è sceso ieri a un nuovo minimo di 2,63 euro, prima di risalire leggermente. Pur di ridurre l’offerta e quindi di aumentare i prezzi, la Commissione aveva proposto di congelare temporaneamente 900 milioni di tonnellate di CO2, sugli 8,5 miliardi che saranno messi in vendita dai governi nel 2013-2020″.

La modernizzazione delle linee di produzione

“Sui valori prevalenti nell’Ets – prosegue il Sole 24 Ore – sta pesando in prima battuta la recessione economica e il calo della domanda. Il ragionamento del Commissario dell’azione per il Clima, Connie Hedegaard, è che prezzi più elevati esortano le imprese a modernizzare le loro linee di produzione in modo da diminuire l’inquinamento. In questo momento, tenuto conto dei valori dei titoli sul mercato, le aziende industriali non avrebbero incentivi a ristrutturarsi. Il prezzo di una tonnellata di CO2 oscillava nel 2008 intorno ai 30 euro”.

I commenti

“Il Parlamento ha espresso il suo sostegno a uno strumento di mercato e respinto le interferenze politiche”, ha aggiunto Markus Beyre, direttore generale di Business Europe. “È tempo di abbandonare un dibattito inutile e controverso per focalizzarci sulle reali priorità: come assicurare una politica energetica per il 2030 competitiva dal punto di vista dei costi, sicura e favorevole al clima”. Per Joris den Blanken, esponente di Greenpeace, la scelta del parlamento è invece “un fallimento storico”.

La soddisfazione di Confindustria

Confindustria ha detto di accogliere “positivamente l’esito del voto del Parlamento Europeo”. Questa decisione “è quanto le imprese chiedevano a gran voce da tempo. Gli sforzi della Commissione europea devono concentrarsi su proposte costruttive, che consentano di realizzare insieme gli obiettivi ambientali e energetici rilanciando la competitività di tutte le nostre imprese e recuperando lo svantaggio nei confronti dei nostri concorrenti sul mercato globale”.

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