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La Francia approva i matrimoni same-sex: adesso è “mariage pour tous”

La battaglia per i diritti degli omosessuali portata avanti dalla ministra della giustizia francese Christiane Taubira, si è conclusa con una vittoria storica: 331 voti a favore, 225 contrari, e 10 astensioni. Dopo l’abolizione della pena di morte del 1981, l’estensione dell’istituto del matrimonio anche alle persone omosessuali è considerata da tutti come la più importante riforma nella società francese.

In effetti, la Francia è solo uno degli ultimi grandi paesi occidentali ad approvare per legge il “same-sex marriage”. In Europa, infatti, l’istituto del matrimonio tra persone dello stesso sesso esiste già in Olanda (2001), Danimarca (2012), Belgio (2003), Svezia (2009), Norvegia (2008), Islanda (2010), Spagna (2005) e Portogallo (2010). Bisogna però ricordare che in altri Paesi le coppie omosessuali possono celebrare una forma di unione specifica, che non è come il matrimonio, ma molto simile. In Germania, per esempio, ci sono le lebenspartnerschaft (dal 2001). Forme di “unione civile” ci sono anche in Austria (2010), Croazia (2002), Finlandia (2002), Gran Bretagna e Irlanda (2005). Nei Paesi Scandinavi le unioni civili erano presenti già negli anni Novanta, solo di recente hanno proposto di rendere possibile il same-sex marriage.

La proposta di legge voluta fortemente da Christiane Taubira prevede che due persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio, questo vale anche per le coppie miste o per sposi non cittadini francese, a prescindere dal fatto che nel proprio Paese di origine tale possibilità sia accettata o meno. La grande novità, il passo in avanti davvero grande è che con il matrimonio gli omosessuali possono anche adottare. Questa innovazione legislativa è importantissima. E l’Italia?

L’Italia è uno dei grandi Paese occidentali tra i meno attenti alle istanze delle persone omosessuali. Infatti, malgrado la prima proposta di tutela delle coppie omosessuali risalga all’iniziativa di Agata Alma Cappiello, nel 1988, un anno prima della proposta fatta in Danimarca, in Italia, a tutt’oggi, non esistono forme di garanzia o tutela per le coppie dello stesso sesso, in nessun senso.

Negli ultimi dieci anni abbiamo ascoltato più volte esponenti politici parlare dell’urgenza di approvare una legge per tutelare le coppie omosessuali, ma le proposte di legge sono state puntualmente affossate. L’esperimento più importante fu quello di Bindi e Pollastrini (2007) con i DICO che si arenò in cavilli tecnici e per un’effettiva difficoltà numerica in Senato, poi il Governo Prodi II cadde e quindi la proposta fu cancellata. Da allora nessuno ha più messo mano seriamente a questa materia.

Mentre in Francia la ministra della giustizia Christiane Taubira difende in modo forte e convinto la necessità di tutelare queste coppie, perché la società è mutata, in Italia molti illustri esponenti politici hanno utilizzato battute o argomentazioni altamente discriminatorie e volgari. Della lotta francese per il mariage pour tous resterà forte la risposta della ministra a uno dei deputati della destra che si era posto fortemente in opposizione a questa legge.

La ministra si chiede, “Voi vivete in un Igloo?” e attacca affermando che se si parla di oltraggio alla famiglia e di distruzione di questa è perché chi parla non ha nessuna conoscenza della società reale, delle istanze delle persone e dei propri cittadini, dell’amore che c’è tra le persone dello stesso sesso che intendono sposarsi e soprattutto che il governo, in virtù dei propri doveri, estenderà la tutela giuridica a tutti i suoi cittadini, senza discriminazioni (a tutti i figli di Francia – e non). E riprende un motto antico e potente, affermando che la legge presentata (ed oggi approvata a maggioranza) è una legge di grande progresso, di grande generosità, di fraternità ed uguaglianza. Chissà se in Italia un ministro della giustizia si sognerà mai di fare un discorso simile, con parole così forti, oneste e responsabili, in difesa di un principio quello di “eguaglianza” che Stefano Rodotà ha anche associato al concetto di “dignità”, parlando proprio dell’importanza della tutela alle persone omosessuali, come realizzazione dei principi della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

 

http://www.impots-economie.com/logement-de-fonction-de-christiane-taubira/christiane-taubira-logement-de-fonction/

Di seguito la risposta integrale della ministra della giustizia Christiane Taubira, in francese:

Monsieur le député, vous n’allez pas nous faire croire que vous vivez dans un igloo et que vous n’avez aucune connaissance de la diversité des familles dans ce pays! vous n’allez pas nous faire croire que vous ignorez complètement qu’il y a des familles homoparentales dans ce pays, que vous ne savez pas qu’il y a autant d’amour dans des couples hétérosexuels que dans des couples homosexuels, qu’il y a autant d’amour vis-à-vis de ces enfants et que tous ces enfants sont les enfants de la France! Alors oui, Monsieur le député, le gouvernement présente un texte de loi de grand progrès, de grande générosité, de fraternité et d’égalité et nous apportons la sécurité juridique à tous les enfants de France” e conclude con “Je peux vous dire que j’en suis particulièrement fière

Le manifestazioni di coloro che si dicono contro sono già cominciate, dalle più tranquille alle più violente. Il che è paradossale, specie se a promettere “sangue” contro questa legge sono associazioni a tutela della famiglia e di ispirazione cristiano-cattolica (come accaduto negli USA). In verità le organizzazioni sembrano legate alla destra estrema (come il movimento di Le Pen) che usano la religione, si può dire, come un mero pretesto. Il Presidente dell’Assemblea Nazionale ha ricevuto, a seguito dell’approvazione della legge, una lettera con della polvere da sparo e un messaggio “avete voluto la guerra, l’avrete”:

Il messaggio di pace e amore che la religione propaganda rischia di essere infangato dai toni violenti e dalle minacce di gruppi estremisti e fuori dalla storia, di aggregazioni d’ispirazione fascista che usano le parole “religione”, “natura” e “tradizione” come pretesto per dare sfogo alla loro violenza.

A questi gruppi, che vorrebbero corrompere il messaggio religioso, almeno quello cristiano-cattolico, ricordo solo che Deus caritas est” e non sono parole mie, bensì il titolo di una importante enciclica del Pontefice Emerito Benedetto XVI.

 

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