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Abolire l’Imu? Lotta a colpi di numeri fra Bersani e Berlusconi

L’abolizione dell’Imu, l’imposta sulla casa varata dal governo Monti, è stato il punto di forza del programma elettorale del Pdl e rappresenta ora uno dei diktat posti da Silvio Berlusconi per sostenere l’esecutivo di Enrico Letta, come ha detto ufficialmente il segretario del Pdl, Angelino Alfano.

Ma secondo Nens, il centro studi fondato dall’ex ministro Vincenzo Visco con Pier Luigi Bersani, non è difficile capire perché.
Dando un’occhiata ai numeri, l’Imu “peserebbe” in particolar modo sui cittadini più abbienti. Eliminarla significherebbe dunque far loro un “regalo” che tra restituzione di quanto versato nel 2012 e abolizione dell’imposta dall’anno in corso ammonta a 3,572 miliardi.

UN REGALO AI RICCHI
Il 20% dei contribuenti più ricchi – spiega Nens – ha versato il 44,65% dell’imposta, mentre i più poveri (I decile) hanno versato il 2,38% dell’imposta (95 milioni di euro). I contribuenti del II decile hanno versato il 2,70%, pari a 108 milioni di euro). Il 20% dei contribuenti più poveri ha quindi versato solo il 5,08% dell’imposta.
Quindi l’eventuale abolizione dell’Imu sull’abitazione principale comporterebbe “un forte beneficio per il 20% dei contribuenti più ricchi, che beneficerebbero nel 2013 di uno sgravio – tra restituzione di quanto versato nel 2012 e abolizione dell’imposta dall’anno in corso – pari a 3,572 miliardi di euro.

POCHI VANTAGGI PER IL CETO MEDIO
Per il centro studi vischian-bersaniano, il beneficio sarebbe invece minimo per il 20% dei contribuenti più poveri, che pagherebbero 406 milioni in meno. Una cifra 8,8 volte inferiore allo sgravio garantito ai più ricchi.

LA PROPOSTA DEL PD
Nens ribadisce comunque che “una revisione dell’Imu è certamente necessaria. Occorre, in particolare, alleggerire il carico sulle abitazioni principali di valore medio e medio-basso (il Partito Democratico propone di innalzare la detrazione a 500 euro) rendendo l’imposta più equa”.
Differente è invece l’abolizione totale dell’Imu sulle prime case (per un valore di circa 4 miliardi di euro). Le risorse necessarie “per esentare le abitazioni principali di valore più elevato” potrebbero essere utilizzate secondo il Nens “per ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro e da impresa”.

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