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Gli schieramenti dei big di Rcs sull’aumento di capitale

Riunione fiume quella di ieri per il consiglio di amministrazione di Rcs, durato oltre 5 ore. Gli argomenti all’ordine del giorno? L’entità dell’abbattimento del capitale da proporre all’assemblea a fine maggio, alla luce della perdita aggiornata con il rosso della capogruppo a fine marzo. In discussione c’erano poi aspetti tecnici legati all’aumento di capitale da 400 milioni di euro, al vaglio della stessa assemblea dei soci, e che si attende sia molto diluitivo e quindi penalizzante per chi non aderirà. Gli schieramenti dei big sono infatti già in campo. Merloni, Della Valle e Benetton, che si oppongono al piano, contro Fiat e Intesa Sanpaolo, pronte invece a un extra impegno sull’aumento.

La perdita

Rcs ha registrato nel trimestre una perdita della capogruppo di 78 milioni di euro e ha deciso di abbattere il capitale sociale per 139,3 milioni. L’assemblea per l’aumento di capitale è stata fissata per il 30 maggio. Agli azionisti verrà proposto un aumento di capitale fino a 500 milioni e di attribuire al cda una delega per aumentare il capitale sociale per massimi 200 milioni di euro fino a un importo complessivo di massimi 600 milioni entro il 2015. Il periodo di offerta in opzione ai soci per la ricapitalizzazione dovrebbe completarsi entro luglio, e il piano prevede l’emissione di azioni ordinarie fino a 400 milioni e 100 milioni di azioni di risparmio di nuova categoria (azioni di categoria B).

I soci del patto

Fra i soci aderenti al patto che vincola il 58% del capitale sono già state assicurate adesioni pro quota da Mediobanca, Fiat, Unipol-Fonsai, Pirelli, Intesa Sanpaolo, Mittel, Edison per un totale pari al 44%, mentre Fiat e Intesa si sono impegnate a sottoscrivere una parte dell’inoptato “interno” all’accordo parasociale fino a raggiungere il 50%. Le banche del consorzio di garanzia (Banca Imi, Centrobanca, Bnp Paribas, Mediobanca e Banca Akros) si sono finora impegnate fino a 166 milioni”, spiega Sergio Bocconi sul Corriere della Sera.

Fiat e Intesa Sanpaolo

Fiat e Intesa Sanpaolo hanno deciso di impegnarsi su Rcs oltre la loro quota di pertinenza. Il Lingotto ha comunicato a Rcs di voler rilevare da altri soci aderenti al patto diritti per un ulteriore 2,805% del capitale sociale ordinario. La banca capitanata da Enrico Cucchiani invece intende acquistare dai soci del patto un quantitativo di diritti che comporti un complessivo esborso non superiore a 10 milioni.

Le banche del consorzio di garanzia

Il cda, presieduto da Angelo Provasoli, ha approvato un accordo di pre garanzia relativo al solo aumento di capitale ordinario sottoscritto da Banca Imi e Bnp Paribas (in qualità di Joint Global Coordinators), Centrobanca, Mediobanca, Commerzbank e Banca Aletti. Al 28 aprile un’ulteriore banca, di cui Rcs non ha fatto il nome, ha manifestato la propria disponibilità a sottoscrivere un accordo di pre-garanzia di contenuto analogo per un importo massimo pari a 10 milioni con la precisazione che tale accordo potrà essere sottoscritto una volta perfezionato il procedimento autorizzativo interno di tale banca.

Il no all’aumento di capitale di Della Valle, Benetton e Merloni

Diego Della Valle e la famiglia Benetton voteranno contro l’aumento di capitale di Rcs Mediagroup. La DI.VI. Finanziaria di Diego Della Valle, Dorint Holding ed Edizione invece, possessori complessivamente di circa il 13,8% del capitale sociale ordinario di RCS MediaGroup, hanno invece comunicato alla società “la loro indisponibilità ad approvare un’operazione di ricapitalizzazione così strutturata”. Nel corso della riunione infatti è intervenuto Merloni, che ha sottolineato come sarebbe stata forse preferibile una procedura di concordato preventivo e ha criticato una eccessiva agevolazione verso i creditori rispetto agli azionisti.

Il rinnovamento della governance

L’assemblea, dopo le dimissioni di Giuseppe Vita (presidente di Unicredit e di Axel Springer), Paolo Merloni e Andrea Bonomi (che si è dimesso nei giorni scorsi con effetto immediato per conflitto d’interessi: guida la Bpm, creditore di Rcs) e con la scadenza del mandato di Laura Mengoni (cooptata in cda il 12 febbraio), dovrà inoltre nominare i nuovi amministratori.

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