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Usa: l’hi tech chiede immigrati (e università all’avanguardia)

Negli Stati Uniti l’industria tecnologica è considerata il pilastro dell’economia, il settore che può dare competitività globale al sistema-paese. Ma mancano i professionisti dell’IT e da tempo le aziende del settore chiedono al Congresso una nuova legge sull’immigrazione che garantisca più visti di ingresso alle figure specializzate.

Negli ultimi mesi la pressione si è intensificata: a gennaio un centinaio di big dell’hi-tech ha scritto alla Casa Bianca parlando di “decine di migliaia di posti vacanti”. A marzo il fondatore e ad di Facebook, Mark Zuckerberg, ha creato la sua lobby per promuovere una riforma dell’immigrazione.

Barack Obama è il primo a sostenere queste necessità: l’Immigration Innovation Act e lo Startup Visa Act sono promossi dal presidente. E’ fondamentale che chi studia in America, e fonda delle start-up, abbia la possibilità di restare nel paese. Il senior vice president delle People Operations di Google, Laszlo Bock, ha ricordato nel suo blog che gli immigrati hanno fondato negli Usa il 40% delle aziende hitech quotate in Borsa, tra cui la stessa Google; una start-up su quattro in America nasce da immigrati.

Il Congresso sembra pronto ad ascoltare queste richieste, perché il progetto di riforma dell’immigrazione attualmente in discussione prevede un netto aumento, forse anche più del doppio, dei visti assegnati ogni anno e dei permessi di soggiorno permanente per gli stranieri che si sono laureati in America nelle discipline scientifiche.

Ma, come sottolinea Microsoft, questo non basta. La carenza di profili qualificati negli Usa si sana anche col potenziamento del sistema universitario. A fronte di 120.000 impieghi che saranno creati quest’anno nel settore IT, le università americane, secondo i dati di uno studio del governo, non produrranno che 51.000 laureati. Le aziende hitech statunitensi temono che altri Paesi si stiano impegnando molto più degli Usa a preparare gli studenti per lavori specializzati. Occorrono dunque non solo “più visti”, ma “più soldi” dal governo per migliorare l’istruzione nei campi dell’informatica, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica.

 

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