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Festeggiamo il primo maggio in stile Fête de la musique

La formula non è marcia, ma è matura al punto giusto. Abbastanza per archiviarla e cercarne una radicalmente nuova. Forse la musica balcanica non ha proprio «rotto i coglioni», come dice Elio, almeno non a tutti. Sicuramente gli eccessi retorici come «l’invettiva contro il capitalismo» (sempre per citare la fantastica “Il complesso del primo maggio” di Elio) o gli inserti velleitari, ci sono e pesano. La qualità della musica, si sa, è quella che può offrire un mega evento gratuito.

Ma a rendere la formula del concertone del primo maggio irrimediabilmente superata è l’idea che c’è dietro: avvicinare i giovani al sindacato e quindi all’impegno sociale attraverso la musica. Il vero complesso del primo maggio è quello di chi pensa si debba forzare un messaggio che alla fine è politico (per inciso, molto più a sinistra rispetto alla linea della maggioranza del sindacato) con un mezzo che non è proprio della politica. Ricetta superata, intanto perché gli anni del disimpegno sono lontani. L’impegno c’è, semmai, oggi è cambiato in una direzione che né sindacati né partiti immaginavano. Le folle ai comizi di Beppe Grillo stanno lì a dimostrarlo. Per convincere qualcuno bisogna parlare e scrivere, magari utilizzando registri inediti e fuori dalle righe, comunque oggi più che mai è necessario essere chiari e trasparenti. Ma questo è un altro discorso. Il fatto è che il brano-sfottò delle Storie tese ha contribuito a rimettere in discussione il concerto di Cgil, Cisl e Uil. E’ vero che si dice da una vita anche di San Remo e sta sempre lì. Ma il tema, anche grazie alla provocazione di Elio, ormai c’è.

Fuori dai palazzi delle confederazioni nei giorni scorsi, senza troppo clamore, ne ha parlato ad esempio Ottaviano Del Turco. Fu proprio lui nel 1989 ad avere pensato alla formula del mega concerto nella piazza romana, «ed aver faticato molto – ha ricordato con un post su Facebook – per strappare il consenso della segreteria della Cgil perché si svolgesse». Adesso, sull’onda del “complesso del primo maggio” fatto emergere dal subconscio sindacale da Elio, l’ex segretario generale aggiunto della Cgil, sprona Cgil, Cisl e Uil e dice che «per salvare quella festa ci vuole una fantasia e un’idea». Per quest’anno passi. Per ora «sembra una sintesi tra una festa dell’Unità di un tempo,e una fiera del mediterraneo, con tanto di ballo in piazza al ritmo di una sintesi (fusion) tra tarantella napoletana e “pizzica” salentina con l’aggiunta di un doveroso omaggio agli amici balcanici d’oltremare». Ma «Attenzione! si fa presto a consumare le idee nuove».

L’idea nuova – e qui arrivo al punto – potrebbe essere presa in prestito da una iniziativa già sperimentata. Perché – mi sono chiesto mentre ascoltavo l’anteprima del brano demolisci concertone – non festeggiare il primo maggio con una versione italiana della Festa della musica francese? Una localizzazione della famosa iniziativa del ministero della cultura di Parigi, che da noi potrebbe essere patrocinata, promossa e organizzata dai sindacati. In Francia, ogni 21 giugno musicisti – la cui disponibilità a suonare per una volta gratuitamente è raccolta via internet dallo stesso dicastero – invadono le città, piccole e grandi, suonano in spazi messi a disposizione dalle amministrazioni locali, ma anche dai privati, quindi locali, ristoranti e pub. Professionisti, appassionati, dilettanti invadono di note ogni angolo dell’Esagono, senza bisogno di troppi permessi e licenze. Un giorno di festa. Qualcuno ha provato a introdurla in Italia, in contemporanea con la Francia (cioè in giugno), ma non ha sfondato. Forse manca un’organizzazione forte come quella dei sindacati e la coincidenza con un giorno veramente di festa, come è in Italia il primo maggio.

Al posto di Piazza San Giovanni, centinaia di piazze e migliaia di marciapiedi e locali invasi dalla musica. Tra la gente e senza l’angoscia di fare passare un qualche messaggio. Se il primo maggio diventasse, oltre alla festa dei lavoratori, quella della musica, i sindacati darebbero un contributo alla diffusione dell’arte in Italia. Raggiungerebbero tutti, senza bisogno di dirette televisive. E si libererebbero di un mega evento impegnativo e di dubbia efficacia.

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