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A piedi da Cuneo a Roma a difesa delle aziende

Più di 30 chilometri al giorno, dal martedì al venerdi. Nel carnet delle prenotazioni: incontri con sindaci, parroci, comandanti di caserma, imprenditori, giornalisti. Pernottamento in convento. Il sabato e la domenica ritorno precipitoso a casa per accudire famiglia e azienda. Dal primo maggio, “giornata dedicata alla Madonna, al lavoro e ai lavoratori”, a fine giugno: Antonio Bertolotto percorrerà zaino in spalla gli oltre seimila chilometri che lo porteranno in cinque mesi da Cuneo alla Sicilia per gridare – in questa maniera – il suo basta alla politica governativa verso le imprese.

Più di 30 chilometri al giorno, dal martedì al venerdi. Nel carnet delle prenotazioni: incontri con sindaci, parroci, comandanti di caserma, imprenditori, giornalisti. Pernottamento in convento. Il sabato e la domenica ritorno precipitoso a casa per accudire famiglia e azienda. Dal primo maggio, “giornata dedicata alla Madonna, al lavoro e ai lavoratori”, a fine giugno: Antonio Bertolotto percorrerà zaino in spalla gli oltre seimila chilometri che lo porteranno in cinque mesi da Cuneo alla Sicilia per gridare – in questa maniera – il suo basta alla politica governativa verso le imprese.

Classe 1952, fondatore di Marcopolo, gruppo leader nella produzione energetica dalle biomasse e di recente visionario industriale di automobili elettriche smontabili, è arrabbiato, arrabiatissimo, furibondo per come le imprese che hanno reso ricco questo Paese sono vessate dalla burocrazia e dall’insostenibile pressione fiscale. Ma la maniera scelta per manifestare lo sdegno è mite, rispettosa verso tutto e tutti: a piedi per incontrare la gente, chiedere consenso, assicurare l’impegno per un cambiamento di rotta, in ciascuno dei 120 comuni che incontrerà lungo il cammino.

Un’azione solitaria dal sapore fortemente ecologico, con il piglio della grande lezione di civiltà e un obiettivo dichiarato: lanciare Sosesi, acronimo del movimento ‘Sorriso Serenità Sicurezza’ che l’insolito pellegrinaggio vuole proporre all’attenzione dell’opinione pubblica con non celate ambizioni politiche “per promuovere lo sviluppo contro l’austerità che ha trasformato l’italia in una nazione di precari. Con il massimo impegno e tanta voglia di far dimenticare le tristezze portando amore, presenza e certezza, per rendere sereni e poi felici coloro che nel loro intimo non vedono uscite e farli ricredere che c’è la faremo!

Antonio Bertolotto nasce imprenditore già a 15 anni grazie all’azienda di allevamento di famiglia; è industriale dei bovini a 22; quindi un’esperienza (in polemica con la famiglia) alla Ohio University negli Stati Uniti. Ancora oggi si sporca le mani in azienda, cita più volentieri il suo toro dei record nei concorsi di gioventù che Keynes, ma questo non gli ha impedito (anzi) di: registrare oltre cinquanta brevetti internazionali per la produzione di energia pulita; mettere in piedi un’azienda di 127 dipendenti; costruire – a dispetto della burocrazia asfissiante – decine di impianti per la produzione di energia rinnovabile sparsi per la penisola; esportare il proprio modello in Portogallo e presto anche in altri paesi.

Infine, per semplificare la vita dei due figli impegnati in azienda, ha pensato bene di lanciare anche una fabbrica di automobili elettriche: Sonita (acronimo di Sono Italiana) presentata al salone di Montecarlo sarà in vendita dal 2014.

Il patriota e religiosissimo Antonio Bertolotto, insomma, inveisce ma non molla, nè la natura imprenditoriale, né l’arrembaggio polemico: “Non possiamo più continuare a fare da banca allo Stato che ci paga quando vuole e pretende tasse e contributi subito; non possiamo più aspettare anni per avere le autorizzazioni; non possiamo più stare nell’incertezza perenne. I nostri figli meritano come minimo di avere le certezze che ci hanno lasciato i nostri padri così come la natura è stufa di essere soltanto sfruttata ed inquinata”.

Stringe I denti e I cordoni del bilancio, ma nel luglio 2012 una goccia fa traboccare il vaso: viene pubblicato il nuovo Decreto Ministeriale che regola gli incentivi sulle energie alternative e rinnovabili. “Un provvedimento che sancisce l’inizio della crisi del settore energie verdi, già iniziata l’anno precedente, con ritardi immensi nei pagamenti dell’energia prodotta ed immessa in rete. Questo decreto non fa alcuna differenza fra le energie di filiera (biogas da discarica e zooagrobiomasse a ciclo chiuso) che nel processo produttivo distrugge un tossico nocivo (biogas) e le energie naturali (eolico – fotovoltaico – idroelettrico – geotermico – maree ) che utilizzano le forze naturali per fare energia, vero, ma non bonificano e disinquinano niente”.

Che invece è il cuore (e la testa) del business di Bertolotto. Quindi la decisione di andare a discutere di persona la questione…: a Roma si prenota per un incontro con il neo ministro dell’ambiente e, perché no, anche per uno scambio di affettuosità campanilistiche con l’unico ministro cuneese al governo: Emma Bonino.

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