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Le reazioni del mondo arabo ai raid di Israele in Siria

La pressione in Medioriente è altissima. Il secondo raid di Israele su territorio siriano nel corso della settimana ha scatenato le proteste e le critiche dell’intero mondo arabo. Se il viceministro degli Esteri di Damasco ha parlato di una dichiarazione di guerra sostanziale, la Lega Araba ha richiesto l’intervento diretto dell’Onu nella regione.

Una dichiarazione di guerra da parte di Israele

L’attacco israeliano alla base militare a Damasco è “una dichiarazione di guerra” da parte di Israele. Lo ha detto in un’intervista alla Cnn il vice ministro degli Esteri siriano, Faisal al Mekdad, annunciando che la Siria potrebbe esercitare ritorsioni con i suoi modi e con i suoi tempi. Il governo siriano ha dichiarato che proteggerà il suo popolo con tutti i mezzi dopo l’ultimo raid condotto da Israele alla periferia di Damasco. Lo riferisce la tv Al Arabiya.

La richiesta di intervento all’Onu della Lega Araba

La Lega Araba ha condannato il bombardamento israeliano sulla base militare a Damasco e ha chiesto un’azione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Dal Cairo, dove ha sede l’organizzazione, la Lega Araba ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’Onu di “agire immediatamente per mettere fine agli attacchi israeliani contro la Siria”, che rappresentano una “pericolosa violazione della sovranità di uno Stato arabo”.

La condanna egiziana

Una condanna è arrivata anche dall’Egitto, che da definito l’episodio una “aggressione” da parte di Israele alla Siria. Il raid aereo “ha violato la legge e i principi internazionali e complicherà ulteriormente la situazione”, si legge in un comunicato diffuso dalla presidenza egiziana.

La posizione del Cairo contro Assad

La presidenza egiziana ha condannato, in un comunicato, ”l’aggressione israeliana” contro la Siria. In una conferenza stampa il ministro degli Esteri egiziano Kamel Amr ha condannato ”qualsiasi attacco” contro i territori di uno stato arabo, sottolineando la necessità di rispettare la sovranità siriana. Amr ha smentito che ci siano state ”pressioni” da parte iraniana perché l’Egitto, che si è schierato contro la sanguinosa repressione di Bashar al Assad, cambi linea.

Il sostegno iraniano a Damasco

L’Iran è pronto a fornire aiuto alla Siria per l’addestramento delle truppe, ma non ad un ruolo attivo nelle operazioni, ha detto il generale Ahmad Reza Pourdastan, secondo quanto riporta l’agenzia Irna. “Come nazione musulmana, noi sosteniamo la Siria, e se sarà necessario forniremo aiuto con l’addestramento ma non avremo nessun coinvolgimento attivo nelle operazioni”, ha sottolineato.

I timori di uno scontro diretto Hezbollah e Israele

Gli attacchi di Israele hanno rinnovato i timori sulle possibilità che la battaglia tra il regime siriano e I ribelli nel Paese si possa trasformare in un confronto più diretto tra Israele e Hezbollah, la cui base principale è in Libano.

Le ultime mosse di Hezbollah

Il gruppo sciita, riporta il Wall Street Journal, ha schierato un buon numero di soldati in Siria, secondo alcuni analisti un migliaio, per combattere al fianco dei soldati siriani in zone chiave e per proteggere i siti religiosi sciiti più importanti come Sayeda Zeinab a Damasco.

Ma fino a pochi giorni fa il gruppo si è mosso in modo molto cauto, evitando di scatenare problemi politici con la fazione sunnita libanese. Ad aprile comunque Hezbollah ha superato il confine dei villaggi sciiti nel Libano del Nord, arrivando al centro della Siria. Hezbollah ha spiegato che i suoi combattenti stavano difendendo dei gruppi sciiti con legami storici molto forti con il Libano. Ma l’area è considerata critica anche da Siria ed Iran per il mantenimento di un corridoio tra la costa sul Mediterraneo di Damasco e la base a sud del Libano di Hezbollan e la Bekaa Valley.

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